I paesi vanno scomparendo - Antichi ricordi – Abbandono - Speranza di rinascita

I paesi vanno scomparendo: Antichi ricordi – Abbandono -  Speranza di rinascita

La nostra storia

- di Giovanni Altobelli -

 

Nella nostra Italia con oltre venti secoli di storia, vennero costruite decine e decine di città piccole e grandi,  nello stesso tempo nacquero migliaia di paesi, borghi e villaggi,  vennero modellati dagli antichi abitanti in tutta la penisola,  creando un’immensa bellezza inestimabile. Tutto il mondo conosce le bellezze dei nostri paesi,  ma oggi nel terzo millennio, si verifica con preoccupazione che nelle aree interne avviene lentamente lo spopolamento e la scomparsa e “La morte dei paesi”,  stiamo assistendo all’agonia dei paesi,  deserti e abbandonati. Gli antichi  nei secoli passati,  costruirono interi paesi nelle valli e nelle montagne con immani sacrifici.  Questo racconto dello spopolamento dei paesi che si verifica in tutta l’Italia ma soprattutto nel centro sud,  è riferito alla provincia dell’Aquila.  Premetto che fin dal 1980,  incominciò lo spopolamento e l’abbandono dei paesi, quando  la popolazione si riversò verso L’Aquila e nei grossi centri, dove  famiglie intere andavano alla ricerca di trovare lavoro,  comodità e servizi. Si adattarono  poco la volta alla città, di conseguenza i figli studiarono e si abituarono ad una vita diversa dai paesi, mentre  cominciarono a svuotarsi le case,che rimanevano vuote e abbandonate, ed alcuni proprietari cominciarono a tagliare le varie utenze.  Sono oltre 50 anni che avviene lo spopolamento irreversibile, i paesi si avviano ad un triste destino verso la fine della loro storia. Facendo un excursus in giro per alcuni paesi posso dire approssimativamente quante persone sono rimaste in alcuni paesi negli ultimi tempi: (Castelvecchio Calvisio 110 abitanti, Carapelle Calvisio 60 abitanti, San Benedetto in Perillis 30 abitanti, Filetto (Aq) 150 abitanti. Pescomaggiore 20 abitanti) lungo la valle Subequana nei paesi la popolazione è assai diminuita.  Antichi ricordi del passato.  Mentre i nostri paesi di una volta erano gremiti di gente, dalla mattina presto si sentiva il “raglio” dei somari nelle stalli sottostanti alle abitazioni, da ogni parte dei paesi  si sentivano i canti dei “galli” annunciavano  l’arrivo dell’alba del nuovo giorno. Le donne affaccendate nelle proprie case  preparavano gli zaini di vivande per i mariti pecorari o per gli zappatori della terra. Nella buona stagione gli anziani ma anche i meno giovani durante la mattinata si soffermavano nei vicoli e nelle piazzette e nelle scalinate a passare tempo e raccontare le storie del lontano passato. Quando la sera d’estate la gente tornava dai campi o dalla rimessa delle pecore s’incontravano tutti ed il paese era una grande famiglia,  tanti ragazzi e giovani scorazzavano felici per le vie del paese. Una vita fatta di sacrifici e miseria, ma piena di felicità,  dove ognuno si contentava di poco. Oggi con il progresso, la modernità il benessere è arrivato l’egoismo, il consumismo sfrenato e l’ingordigia più assurda che l’uomo abbia mai avuta. L’abbandono dei paesi.  Oggi i paesi sono muti e solitari, senza rumori, vicoli di case con porte chiuse, in certi paesi non circola neanche un’anima viva e non circolano neanche più cani e gatti,  la vita si è fermata come quando avvenne il terremoto del 6 aprile 2009, appena si sente la campana suonare. Molti aggregati di caseggiati sono stati già riparati, ma gente si è trasferita altrove. Parlano di rinascita, di spendere centinaia di milioni di Euro, ma le case rimarranno sempre vuote, comuni che vendono case ad un Euro.  Nessuno sa ancora quale sarà la fine delle case ristrutturate:  forse saranno gli immigrati africani, siriani,  iraniani, afgani,  o asiatici in genere ad abitare queste case vuote?  Questi nuovi popoli che fuggono dai loro paesi per miseria e per le continue guerre,  potranno abitare in questi nostri paesi poveri e vuoti, saranno capaci come gli antichi barbari a rimodellare la nostra Italia come fecero dopo la fine dell’Impero Romano? Oppure vogliono pretendere un immediato benessere, sarebbe opportuno che l’intera umanità facesse un passo indietro, per mantenere e continuare ancora a non  distruggere il pianeta prima che avvenga la fine del mondo. La speranza della rinascita dei paesi.  I vecchi della generazione del 900 abitanti nei paesi, scompaiono, muoiono,  i giovani vogliono vivere nelle città, i servizi sono sempre più carenti, mancano i medici di condotta, i parroci diventano itineranti, le botteghe di una volta non esistono più, bisogna andare ai super-mercati nei grossi centri, l’economia agro-pastorale è finita da tempo.  Eppure nei paesi se ci fosse una modesta economia più gente e migliori servizi: “Si potrebbe vivere  bene” aria pulita, tranquillità,  lontani dalla droga e dalla delinquenza comune di massa delle grandi città, di scaramucce e continui omicidi. I paesi potrebbero essere ambiti se il governo facesse la sua parte: (utenze luce, gas e acqua riduzione del 50% nei paesi disagiati e di montagna) insomma servono una serie di incentivi per far ritornare soprattutto gli anziani che vivono nelle grandi città come Roma). Vivere in un paese attrezzato, significa trascorrere una vita sana e bella, da tutte le insidie dell’era moderna. Inoltre i piccoli paesi che sono comuni, dovrebbero essere accorpati con altri più grandi in un’unica amministrazione, prima per risparmiare e poi per rendere il paese più efficiente ed unito. Tornate ai vostri paesi, non spezzate le vostre radici.

 Collezione fotografica storica di Giovanni Altobelli.



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