Il Bene e il Male a Cocullo. Il 1 maggio della “Serpa…”

La pioggia incessante e il cielo plumbeo accorciano la processione, ma non fermano la festa di San Domenico e il secolare rito dei serpari di Cocullo (L'Aquila): in migliaia - circa seimila secondo le stime degli organizzatori - si sono riversati nel piccolo centro della Valle Sagittario, sfidando il maltempo del primo maggio, pur di rinnovare la tradizione per la quale permane una sorta di attaccamento viscerale.

 

Il Bene e il Male a Cocullo. Il 1 maggio della “Serpa…”.


- Testo e fotografia - Vincenzo Battista. (www.vincenzobattista.it).


Il Bene e il Male in questo circo mediatico hollywoodiano (le ragioni originarie, storiche, del culto primitivo sono state deposte, e per sempre resettate) consacrante e insieme dissacrante negli opposti che si attraggono…, è Cocullo, a sua insaputa, un ossimoro del 1 maggio: concetti contrari ma attrattivi, enigmatici, nella processione di San Domenico avvolto con le serpi oramai, passive “attrici” arrendevoli e su loro la meraviglia e lo stupore collettivo.
 Davanti al Male eterno: “la serpa”, femmina e genitrice, appariscente, Jana, strega, magara, istigatrice, subdola dai poteri occulti, fattucchiera esportatrice di malefici, eterna nella notte del Sabba dove si dà convegno, esecutrice del dettato del demonio, trasfigurata e strisciante è la “serpa”, e quando prova ad alzarsi e slanciarsi con le spire dalle profondità del Creato in cui è stata scaraventata, Caravaggio, la rappresenta nel dipinto “Madonna dei Palafrenieri” - olio su tela (292x211 cm) realizzato nel 1606 -, detto anche “Madonna della Serpe”, che poggia il suo piede nudo e delicato in una postura plastica di grande finezza sulla testa dello stesso serpente, con grande delicatezza.
 Sopra il suo piede, quasi a riaffermare la purezza del Bene contro il Male, il piedino di Gesù Bambino con il suo volto fecondo e paffutello, che però inizia a manifestare un certo disgusto, in uno straordinario, diciamo, naturalismo di un Caravaggio “didatta” nella capacità di un metodo d’insegnamento con la sua pittura, per tutti noi, tra genio e sregolatezza. La delega della Madonna, ora lei è lontana, amministratrice nel tempo, della “serpa”, depone il suo mandato a San Domenico Abate, il suo intermediario e mediatore. La statua che lo rappresenta con i suoi attributi simbolici e apotropaici, è in processione, nell’inverosimile, realistico e dalle coincidenze impossibili appunto tra Bene e il Male, per le vie di Cocullo, in questo “combattimento gladiatorio” tra l’uomo e i serpenti, tra la folla acclamante e arsa e spumeggiante di stupore, come non potremmo mai immaginare, e il Santo serafico avvolto da una sciarpa di serpenti che sfila: l’oscurità di un culto profetico antico e primordiale, ma che oggi si acquista nelle bancarelle di Cocullo...



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