ARCHEOLOGO VINCENZO D'ERCOLE PRESENTA A FONTECCHIO LA SUA MONUMENTALE MONOGRAFIA

"I popoli italici d'Abruzzo", ovvero una imponente monografia, a firma di uno studioso di fama internazionale e del calibro di Vincenzo D'Ercole, che raccoglie trent’anni di studi e ricerche archeologiche, per raccontare la storia della regione prima della conquista da parte di Roma, dai villaggi neolitici all'apogeo delle civiltà italiche, attraverso l'epopea delle guerre Sannitiche e della guerra Sociale, e la scoperta delle necropoli di Fossa, Campovalano Capestrano, Il riemergere dalla terra e dalla notte dei tempi del guerriero di Capestrano, re Nevio Pompuledio.
 
 
 
 

 

La prima presentazione in Abruzzo avverrà a Fontecchio, sabato 15 luglio, alle ore 18:00, presso la sede dell’Associazione MAT^NAT (Matematica in Natura) in piazza del Popolo, alla presenza dell'autore, umbro di nascita con padre abruzzese, una grande carriera da archeologo al Ministero dei beni culturali, con all'attivo 350 pubblicazioni, docente di Etruscologia ed Antichità italiche e Civiltà dell’Italia preromana presso l’Università Gabriele D’Annunzio di Chieti e Pescara.
 
 
 
 
L’evento è patrocinato dal Comune di Fontecchio e dalla Confederazione italiana archeologi (Cia), ed ad aprire i lavori saranno i saluti della sindaca di Fontecchio, Sabrina Ciancone e dell’assessora alla Cultura, Valeria Pica. In scaletta, previsti gli interventi  di Francesca Spadolini, funzionaria archeologa della Soprintendenza archeologia belle arti e paesaggio per le province di L'Aquila E Teramo, e del vicepresidente Cia Abruzzo, Alessandra Ciarico. L’archeologa e giornalista Marilena Scuotto introdurrà il professore Vincenzo d’Ercole che racconterà la sua monografia.
 
A seguire sarà possibile acquistare direttamente il libro e verrà offerto dalla Cia un ricco aperitivo con prodotti e vini locali della tenuta De Melis di Penne, che fu una delle capitali del popolo vestino.

 

 
 
 
Il libro, attesissimo da addetti ai lavori ed appassionati, raccoglie gli studi e le ricerche archeologiche condotte dall’autore nel territorio abruzzese a partire dal gennaio del 1979, allorchè divenne funzionario archeologo presso il Ministero per i Beni Culturali, fino all'ottobre 2018, nelle sedi della Soprintendenza archeologica dell’Abruzzo, dell’Etruria meridionale e presso la Direzione generale archeologia.
 

 

 
 
 
Un compendio nato anche dalla necessità di raccogliere e di organizzare in maniera organica la grande quantità di dati e di scoperte rinvenuti a cavallo tra la fine del Novecento e l’inizio del nuovo millennio, e che hanno fatto luce sull'affascinante e in parte misteriosa storia dei Pretuzi, Vestini transmontani, Marrucini, Frentani, Carracini, Equi, Sabini, Vestini cismontani, Marsi, Peligni e Pentri, che hanno occupato l'Italia medio adriatica tra gli Appennini e il mare.
 
 
Il primo capitolo del libro introduce la storia degli studi partendo dalla scoperta del villaggio neolitico di Ripoli da parte del medico Concezio Rosa nella seconda metà dell’Ottocento, passando per l’opera di Antonio De Nino, maestro elementare presso Pratola Peligna, con le identificazioni degli abitati d’altura e i primi scavi nella necropoli di Alfedena che verranno, infine, portati avanti, agli inizi del Novecento, da Luigi Mariani, primo vero archeologo professionista in Abruzzo. 
 
Negli anni Trenta, si colloca la scoperta della necropoli di Capestrano e delle sue statue ad opera di Giovanni Annibaldi; e a Valerio Cianfarani, Soprintendente alle antichità negli anni del dopoguerra, si devono gli scavi della necropoli di Campovalano, l’inaugurazione del Museo Archeologico di Chieti, numerose mostre e pubblicazioni. La fine del Novecento e gli inizi del terzo millennio vedono protagonista Vincenzo d’Ercole con gli scavi del villaggio su palafitte e della relativa necropoli sulle rive del Fucino, con le indagini delle Paludi di Celano, la ripresa delle ricerche a Campovalano e la creazione del Museo di Campli, ma soprattutto gli scavi archeologici nel territorio Vestino con la scoperta delle necropoli di Bazzano a L’Aquila, di Fossa e la ripresa degli studi a Capestrano.

 

 
 
 
Il secondo capitolo rappresenta una panoramica del periodo che va dall’età del Bronzo (2300-1000 a.C.) alla creazione degli stati (Toutai) territoriali confederali su base etnica, nettamente differenti dal modello delle città-stato (Poleis) che si afferma nello stesso periodo in Etruria, Sicilia e Magna Grecia. Nello stesso capitolo si affronta l’età del Ferro (I millennio a.C.) con lo sviluppo delle tombe a tumulo, spesso correlate da serie di menhir che costituiranno un elemento fondamentale del paesaggio e il più importante indicatore territoriale e culturale, per quasi mille anni, delle popolazioni che abitavano l’Abruzzo. Altro aspetto importante è costituito dall’impianto degli insediamenti in altura, naturalmente o artificialmente difesi con fossati o mura per disporre di un efficace controllo del territorio.
 

 

 
 
 
Nel terzo capitolo, si affronta l’analisi del periodo che va dal VII al V sec. a.C., l’esame della cultura materiale, delle vie e dei prodotti commerciali, delle armi sulla base delle numerose necropoli oggetto di scavo e di studi recenti che consentono anche una lettura dal punto di vista dell’antropologia fisica. Un tema specifico è quello della scultura in pietra con gli interrogativi che pone: Il Guerriero di Capestrano ovvero, Re Nevio Pompuledio.
 

 

 
 
 
Il quarto capitolo passa in rassegna il periodo che va dalle guerre Sannitiche alla guerra Sociale (IV-I sec. a.C) con l’abbandono degli abitati d’altura o di urbanizzazione di alcuni di essi come Alba Fucens, Peltuinum, Teate Marrucinorum, Interamnia Praetuttiorum, particolarmente consoni alla politica di controllo e di conquista di Roma. Significative, ancora una volta, le tombe, adesso a grotticella e a camera disposte lungo le vie sepolcrali in posizione privilegiata. Maggiore enfasi viene conferita alla cerimonia funebre con il defunto pubblicamente esposto e trasportato su un letto rivestito in bronzo o più frequentemente in osso; insieme a questa materia prima, si sviluppa in Abruzzo, alle soglie dell’impero, un artigianato specializzato, che produrrà dei veri capolavori inneggianti all’eroe italico per eccellenza.
 

 



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