STORIE DI LUGLIO Tempo d’esami: la patente e la maturità

STORIE DI LUGLIO.
Tempo d’esami: la patente e la maturità
 
- di Angelo De Angelis
 
 
Il freddo che fa condensare il respiro in nuvolette di vapore è un ricordo lontano, come un ricordo appassito è la pioggerella fitta fitta della primavera che ha fatto risvegliare la natura in un tripudio di colori e di fiori. Il caldo è scoppiato in tutta la sua potenza, capace di abbattere ogni voglia di uscire di casa e di avventurarsi lungo valli e montagne. Le giornate sembrano non finire mai ed è ineluttabile un risveglio mattiniero a causa della luce che filtra attraverso le persiane delle finestre.
Che strano quel lontano luglio di tanti anni fa: un mese particolare e diverso dai tanti mesi di luglio che lo hanno preceduto e lo hanno poi seguito.
Il pensiero non corre dietro progetti di avventure estive, non viene allietato da partenze felici in cerca di spensieratezza e voglia di nuove avventure.
Un incubo comune a me ed ai miei coetanei incombe ed è causa di improvvisi risvegli notturni che ci accompagneranno ancora per tanti, tanti lustri a venire.
Quell’anno ha avuto un’estate molto più corta che è iniziata quando il maledetto mese di luglio è volto al termine.
GLI ESAMI DI STATO!
E’ il lontano 1970: 18 anni compiuti da poco ed il pensiero è fisso sulle materie che saranno scelte per valutare la maturità conseguita dopo tredici anni di scuola, dopo cinque anni di liceo. L’incubo è solo un po’ attenuato dalla riforma firmata dal Ministro “Fiorentino Sullo” che a partire dal 1969 ha limitato a due le prove scritte ed altrettante materie per il colloquio.
L’attesa delle materie è stata spensierata: mai studiato così poco… fino ad aprile. Dopo aprile alla solita ansia per la conquista della sufficienza in tutte le materie si è aggiunta l’ansia dell’esame di stato e la fretta di recuperare il tempo perduto.
Mi metto d’accordo con Enrico per studiare insieme e decidiamo il piano strategico per fare quello che fino ad allora abbiamo trascurato: italiano e matematica per gli scritti, italiano e scienze per il colloquio.
Le ore del mattino hanno l’oro in bocca, diceva mio nonno: sveglia alle cinque e mezzo di mattina; inizio lavoro alle sei, dopo un abbondante caffè. E poi sotto a studiare…rileggiamo per prima cosa la divina commedia, tutto il paradiso ed i passi più famosi di inferno e purgatorio. All’inizio siamo annoiati, poi pian piano cominciamo a prenderci gusto ed andiamo avanti con piacere fino alla fine. Poi letteratura italiana, infine scienze transitando prima per pagine e pagine di problemi di analisi matematica. Più studiamo e più ci appassoniamo: che bello lo studio delle funzioni, le derivate, gli integrali. Tutto diventa via via più facile e della matematica arriviamo ad apprezzre l’eleganza, il rigore, la perfezione.
Che dire poi delle scienze! Impariamo a viaggiare fino alla luna, al sole e tra stelle, costellazioni e galassie, ci immergiamo tra monti, valli, laghi ed oceani della nostra piccola terra e nelle sue profondità, fino a raggiungerne il centro ad oltre seimilatrecento chilometri sotto i nostri piedi. Quei vituperati libri scolastici alla fine ci appassionano più dei classici di Giulio Verne, che pure ci avevano fatto sognare: Dalla terra alla luna, Viaggio al centro della terra, Ventimila leghe sotto i mari, Il giro del mondo in ottanta giorni…
Alle dieci del mattino alziamo il sedere dalla sedia: siamo sfiniti, abbrutiti dall’ansia e dalla concentrazione, le gambe anchilosate dalla immobilità e dalla postura.
Un pò di stretching per riappropriarci del nostro corpo e per rilassare la mente, un secondo caffè ed una sana e robusta colazione fatta di uova al tegamino, formaggio, salumi “and a good cup of tea whith milk”, che diventa il nostro mantra per esorcizzare il temuto inglese, che per fortuna non ha trovato posto tra le materie d’esame.
Poi di nuovo con la testa china sui libri fino ad ora di pranzo; una piccola pausa e si parte con la sessione pomeridiana fino alle sette, con la sola interruzione per la solita “cup of tea with milk”. Quindi a letto presto per ricominciare alle sei del mattino seguente.
Corrono i mesi e l’abbrutimento è totale: la barba, non ancora matura, contorna i nostri volti che ancora lasciano intravedere i tratti dell’adolescenza; gli addominali si sono rilassati e guardiamo con orrore la protuberanza della pancia che non riusciamo più a trattenere; in preda ad attacchi di follia urliamo le parole della pubblicità di un famoso olio di oliva: ”Matilde! La pancia non cè più, la pancia non c’è più….”
Tra tanto studio trovo il tempo di prendere il foglio rosa, che porta la data del mio diciottesimo compleanno: 18 aprile 1970. L’esame a quiz per la patente di guida due mesi dopo ed il sei, quindi a seguire la prova di guida, con un austero Ingegnere della Motorizzazione che mi perdona una ingenuità nella ripartenza in salita senza però aver fatto spegnere il motore; finalmente il sei luglio la patente. Giusto in tempo per andare a sostenere l’orale dell’esame di stato guidando una favolosa FIAT 600 bianca con la quale, un quarto d’ora dopo la fine del colloquio, rischio di travolgere un vigile urbano all’uscita del bar dove ho appena comprato un tramezzino per Graziella, mia compagna di classe assalita da un attacco di fame nervosa scatenato dall’attesa del suo turno. L’intervento del mio amico Domenico, che aveva assistito all’esame come tifoso, evita il peggio giustificandomi col vigile “ ha pacénzia, frà; quissu ha appena finitu dde fa’ j’esame de statu, è ancora nervusu”!
Beh, la storia del mio esame di maturità finisce qui, con un voto modesto, che comunque mi soddisfa e mette fine ad una stagione della mia vita. Non finisce invece l’amicia con i miei compagni di classe, che ancora incontro con grande piacere e con i quali è rimasto un forte legame ed una complicità che non accenna a diminuire col passare degli anni, che hanno ormai superato il mezzo secolo.
Terminata la storia degli esami inizia quella delle biciclette: l’irruenza giovanile e la voglia di conoscere il mondo, frustrate per mesi da uno stile di vita per noi non ideale ci porta a concepire una vacanza di quelle da non dimenticare.
E proprio da qui comincia un’altra storia di LUGLIO, quella di sei vecchie, pesanti biciclette. Ma questa la racconto la prossima volta.

 



Condividi

    



Commenta L'Articolo