LA SCOMPARSA DELLE LUCCIOLE - di Fernando Acitelli

LA SCOMPARSA DELLE LUCCIOLE

- di Fernando Acitelli -

 

 

 

                                    La speranza è la forma normale del delirio

                                     Emil Cioran

                                     Più si è sofferto, meno si rivendica. Protestare

                                     è segno che non si è attraversato alcun inferno

                                     Emil Cioran

                                               ***

                                    Il potere ha avuto bisogno di un tipo diverso

                                   di suddito, che fosse prima di tutto un consumatore

                                    Pier Paolo Pasolini

                                  La definizione di me stesso? È come domandare

                                  la definizione dell’infinito.

                                  Pier Paolo Pasolini.   

L’articolo di Pasolini pubblicato sul Corriere della Sera il 1° febbraio 1975 (otto mesi prima della sua uccisione) s’intitolava Il vuoto del potere in Italia e la metafora che il Poeta usava era la scomparsa delle lucciole. In verità egli mirava molto più in alto. Si trattava d’un vero attacco al potere (democristiano ma con l’avallo di tutto quello che a quel tempo veniva definito “arco costituzionale”) tutto preso a smantellare l’affresco della civiltà contadina e d’un mondo paleoindustriale. Insomma, la purezza non ancora dominata dall’ideologia del consumo. Pasolini descriveva il mutamento storico e antropologico in atto usando la parola genocidio. Scrive Pasolini:«Nei primi anni Sessanta, a causa dell’inquinamento dell’aria e, soprattutto, in campagna, a causa dell’inquinamento dell’acqua (gli azzurri fiume e le rogge trasparenti) sono cominciate scomparire le lucciole. Il fenomeno è stato fulmineo e folgorante. Dopo pochi anni le lucciole non c’erano più. (sono ora un ricordo, abbastanza straziante, del passato…)».

Si può dire che ad Assergi le lucciole (le focangure) non si avvistino da decenni. Hanno compreso che la loro presenza era ormai improponibile in un mondo da guerre stellari e ipocrisie a banda larga. Oh, le guerre stellari! Tutti dicono di non volerle, piagnucolano in privato e nelle manifestazioni ma non sono credibili, recitano una parte e se ne stanno tranquilli. L’importante è che non si tocchino loro cellulari, fiction e svelamenti delle intimità più “intime” per quanto riguarda la sfera sessual-affettiva. Inoltre, la domanda principe sarebbe: che ruolo potevano ormai avere le lucciole se i cari vecchi avevano preso congedo dalla vita? Era diventato inutile illuminare quietamente la notte, disegnare lievi sentieri tra macchioni e alberi: illuminare il buio con quei loro piccoli diademi di luce a cosa più serviva? I vecchi non si recavano più a “riare” di notte, vale a dire pensare  all’irrigazione, cioè al fieno e, in ultima analisi, al vitto per gli animali nella stalla. E allora il lavoro delle lucciole iniziò ad essere prima flessibile, poi con “contratti a termine” fino a che non si giunse a colloqui serratissimi con i sindacati, i quali, con l’ormai nota trappola per i lavoratori della cosiddetta “concertazione” – capolavoro politico per fregare il prossimo sul modello del duo Fouché-Barras, dopo il 18 Brumaio – spedirono a casa tutti coloro che emettevano luce. A proposito dei sindacati, durante quella concertazione non s’udirono echi lontani siglati Turati-Bordiga-Di Vittorio e poi della triplice sindacale CGIL, CISL, UIL con Lama-Storti e Vanni. Vi furono ben altri consulenti del nulla. Ebbene, dopo tutte queste riunioni e giri di consultazioni con il Capo dello Stato tenuto costantemente informato per come procedevano quegli incontri, si giunse ad una risoluzione nella quale, pur ringraziando le lucciole per il gran lavoro svolto, soprattutto lirico lungo i sentieri amorosi della notte, si dava loro il benservito. Ma dopo tutto il loro soffrire, soprattutto d’estate quando passava la macchina predisposta per disinfettare i luoghi, il tutto si risolveva con una stretta di mano e tanti saluti. Ma la scomparsa delle lucciole ha forse a che vedere con il clima sotto assedio?  Per i grandi manovratori del green la questione delle lucciole e della loro scomparsa nemmeno si pone, non è all’ordine del giorno, hanno abbandonato anche la battaglia per la foca monaca, figurarsi… E poi adesso Brigitte Bardot vive, giustamente, nelle retrovie. Ai tenutari del green non interessa nulla della scomparsa di quei piccoli metronotte fosforescenti, sono altri i pericoli che minacciano l’Uomo. Oh, pericoli naturalmente contrastabili con la Tecnica il cui padrone rimarrà sempre nascosto. Di lui non si saprà mai nulla e al massimo di parlerà di una holding che controlla quattro fondazioni che rimandano ad altre onlus… Capito come?

E allora giù con la nuova ideologia del green perché se tutte le altre credenze forti sono scomparse ed il Cristianesimo sbanda per labirintite o pressione alta non avendo inoltre nocchieri adeguati, ne rimane una soltanto d’ideologia, l’inestirpabile capitalismo, e dunque la finanza mondiale, i politici come maggiordomi della stessa, il default a cicli ben studiati, le leggi finanziarie proposte da ciascuna nazione ma poi corrette da altri. Il fatto è che il green è esso stesso un’ideologia che serve sempre al capitalismo e alla Tecnica, la quale ultima non è più un mezzo ma un fine. La Tecnica ha un intestino feroce, ampio, senza patologie e che digerisce tutto e sforna sempre nuove diavolerie, utili soltanto a rendere ancora più schiavo l’Uomo.

Le lucciole ad Assergi non le ho più vedute e se debbo azzardare un anno dico il 1985: è una tristezza tutto questo. Nel mio piccolo non posso che confermare quanto scritto da Pasolini e in me, come in lui, quella presenza era, tra i macchioni e i piccoli sentieri notturni un’accentuazione dell’amicizia e dell’amore nei confronti di chi era con me nel verde ondulato e notturno. Sembrava fossero necessarie le lucciole e s’aveva l’impressione che facessero il tifo per chi era abbracciato. Certamente da quell’anno i miei vagabondaggi lirici si diradarono e quindi la possibilità d’imbattermi nelle lucciole diminuì ma accadeva pure di rientrare con il primo buio e le lucciole non erano soltanto lungo i percorsi amorosi, accarezzavano comunque il buio, ondeggiavano accanto ai rincasanti, fossero essi uomini attempati o vecchi. Da parte loro i ragazzi erano distratti su certe aspetti della natura, pensavano ad altre cose, gioiose. Per mio conto ci furono colloqui estivi con i residenti e quanto essi composero fu che le lucciole se non erano sparite, poco ci mancava essendosi assottigliata la loro voglia di “replicarsi” visto il brutto mondo che s’annunciava. Dunque s’ebbe un “calo delle nascite” con evidente ricaduta sulla luce.

Quando una nuova ideologia è troppo sbandierata, quando diventa manifesto planetario, non può che essere sospetta: il buco dell’ozono lo ha smentito anche l’Onu. Le ere geologiche hanno cambiato il volto del pianeta ed il ribollire della Terra e i gas a conoscersi l’un l’altro (ad abbracciarsi confondendosi) ed i fiumi di fuoco e l’abbassamento degli oceani che favorì l’emergere delle catene montuose ed i meteoriti che si scagliarono sulla Terra…Tutto questo non fu “inquinamento”? Da considerare anche chi osservò tutte quelle tempeste di fuoco, quei terremoti (Dio?). E poi il sogno di altre esistenze sospese nell’universo. Ebbene, tutto questo non ha danneggiato il nostro pianeta.

Ma non è finita - superbi miracoli della Tecnica - infatti all’orizzonte (non quello paesaggistico, da lungomare al tramonto, ma quello della distruzione) s’affaccia con tutte le sue enormità annientatrici l’intelligenza artificiale, ovvero la demolitrice di tutto quel pensiero che dai graffiti rupestri arriva a Heidegger. Certo, fuori luogo ormai gli atomisti, i presocratici, Platone, Aristotele, Plotino, Sant’Agostino, Tommaso d’Aquino, Dante Alighieri, Petrarca e Boccaccio e poi Leon Battista Alberti, Pico della Mirandola, tutti gli umanisti, il genio rinascimentale, Andrea del Sarto e il Ghirlandaio e Giovanni Bellini, i riformatori, gli eretici veri linfociti T per l’apparato immunitario di Santa Romana Chiesa; e inoltre le Stanze del Poliziano, le Rime di Michelangelo, Agostino Chigi (banchiere e benefattore dell’Arte), Giovan Battista Marino, Galileo, Giordano Bruno, Caravaggio…e mi fermo qui per evidente affanno a via di trascrivere esistenze. Mi scuso per gli altri grandi della storia dell’umanità ma a citarli tutti non basterebbe un libro, e allora, terminando, mi rassereno con Miguel de Cervantes, Michel de Montaigne e Voltaire.

Era prevedibile che la Téchne facesse aumentare la violenza ma se sta bene a tutti e da ogni angolo del pianeta è un continuo “inno alla gioia” verso la Tecnica, allora è da scegliere un romitorio alla Pietro da Morrone, perché è da ricordare come nei conventi non si possono più incontrare figure alla san Benedetto e altri minoriti di pregio, né dal pulpito più s’avvista un tuonante Savonarola. No, adesso anche nei conventi spopola la Tecnica e la preghiera deve sottostare agli sbalzi d’umore di internet.

Chissà se in un futuro più o meno prossimo colui che dirà messa (il Celebrante?) sarà un robot… Cosa significherebbe? Forse l’estremizzazione del Concilio Ecumenico Vaticano II? A quel punto la libertà, le chitarre in chiesa, la messa non più in latino, i preti in brillantina e come fragranze Acqua di Giò sarebbero movenze medievali dinanzi alla totalità azzerante della Tecnica.

Stufo di tirare in ballo la parola “nichilismo” ma consapevole che essa contenga tutto il vicolo cieco del senso e la destabilizzazione del mondo, con volgarità ad ampio raggio e uno sperpero del significato della parola “libertà”, ecco che non posso evitare di pensare ad un altro genocidio, ben più grave e affilato di quello tirato in ballo da Pasolini. In tempo di mainstream, di pensiero unico, di un frasario ipocrita, di un presenzialismo senza contenuti ma ricco di frasi fatte, di un conversare 100% acrilico e inoltre di facce rifatte e sibili tra le labbra, non si può che evocare la santità laica del poeta di Una vita violenta, di Accattone de Il Vangelo secondo Matteo e di Mamma Roma. Pasolini intuiva l’intelligenza artificiale ma “non aveva la prove” e non gli permisero di vivere.

E dopo tutto questo e con i tempi che si preannunciano, che s’avvistano, è buona cosa terminare con un altro lampo di Emil Cioran: «Sono talmente appagato dalla solitudine che il minimo appuntamento è per me una crocifissione».

 

 



Condividi

    



Commenta L'Articolo