FRANCO GAMBACURTA, UN MARTIRE DI FILETTO DIMENTICATO DALLA STORIA

FRANCO GAMBACURTA, UN MARTIRE DI FILETTO DIMENTICATO DALLA STORIA

“Vicende storiche della Seconda Guerra Mondiale” – La nostra storia

di Giovanni Altobelli -

Fin da giovane avevo sentito raccontare la storia di Franco Gambacurta. Nato a Filetto dell’Aquila il 20 settembre 1927, all’epoca della drammatica vicenda lo vide involontario protagonista l’autunno del 1943.- Dalle mie modeste ricerche e informazioni ricevute dai vecchi del passato del paese, mi appassionai di questa storia e a 70 anni dalla morte feci pubblicare dal quotidiano “IL Centro” il 24 settembre 2013 il seguente articolo che riporto integralmente qui di seguito.

Titolo. Filetto ricorda lo studente ucciso. (Il 25 settembre 1943 i tedeschi spararono a sangue freddo a un ragazzo di 16 anni.

“Filetto è un piccolo paese in provincia dell’Aquila alle pendici del Gran Sasso. I fatti che sto per raccontare avvennero alla fine dell’estate del 1943, giusto 70 anni fa durante la prima fase dell’occupazione tedesca del territorio seguita alla vicenda dell’8 settembre. Gli abitanti di Filetto in quel periodo, erano occupati nella raccolta delle patate nella località tra “Piedi Ruzza e Piano di Fugno”.  Le truppe tedesche erano dislocate su tutto l’Aquilano e anche sulla montagna di Filetto a quota 1400 metri. Il loro compito nella zona era di catturare soldati inglesi rifugiati dalle nostre parti e contrastare con ogni mezzo i partigiani nascosti in montagna. Il 25 settembre 1943, dalle prime ore della mattina, fu avviata da parte dei tedeschi una vasta operazione che puntava a individuare giovani reclutati dai partigiani pronti a unirsi alle loro formazioni e a catturare soldati inglesi che si ritenevano nascosti ovunque, ma soprattutto nelle innumerevoli grotte dei pastori.  La mattina di quel 25 settembre si udirono ripetuti colpi di mitragliatrice e fucile. La cosa mise all’erta i contadini di Filetto che per restare uniti e vincere la paura formarono una serie di piccoli gruppi. Una formazione di soldati tedeschi si trovava sulla cima di “Monte Rola”, in direzione del versante Sud di Filetto e osservava attraverso i binocoli un gruppetto di giovani filettesi (dai 15 ai 20 anni) che transitava in fila alle pendici di “Monte Ruzza” in direzione della località denominata “Capo la Forca”. A un certo momento i soldati tedeschi videro che uno dei quattro o cinque giovani filettesi durante il percorso buttò via una pistola pensando che non gli dovesse più servire. I tedeschi osservano tutto, scesero da “Monte Rola” e risalirono il costone in direzione dei giovani filettesi. Durante il percorso accadde un fatto strano. Il gruppo composto da quattro cinque soldati tedeschi, a un certo momento, vicino a una grotta, uccise un loro commilitone, senza apparente motivo se non possibili divergenze non si sa bene su cosa. Proprio in quel momento passava di lì una giovane filettese, la 15enne Genovina Marcocci con un mulo.  I tedeschi la intimarono di fermarsi pena la morte e caricarono il cadavere del tedesco ucciso sul mulo, in modo che fosse riportato in paese per poi essere sepolto nel cimitero. La ragazza prese tanta paura per l’accaduto che dopo qualche giorno fu ricoverata all’ospedale San Salvatore dell’Aquila, si ammalò di un misterioso morbo e morì, senza mai riprendersi, qualche anno dopo, il 21 marzo 1947. Ma torniamo a quel 25 settembre 1943: i soldati tedeschi, dopo aver ucciso il loro commilitone si affrettarono per raggiungere la località “Capo La Forca”, dove erano stati visti i giovani di Filetto. Dopo 10 minuti, i tedeschi arrivarono nei pressi del valico, sotto la chiesetta di “Monte Sant’Eusanio”, vicino un campo arato. I giovani filettesi furono raggiunti, fu loro intimato l’alt e minacciati di morte.  Individuarono in Franco Gambacurta, il più giovane e il più alto che aveva appena 16 anni, colui che, secondo loro, aveva poco prima gettato la pistola. Gambacurta parlava il dialetto romanesco, perché studiava a Roma, dove viveva con la sua famiglia. Il giovane quando capì le intenzioni dei tedeschi si aggrappò alle gambe del tedesco che lo minacciava di morte. Ci fu una sorte di colluttazione ma un altro tedesco, con il mitra spianato, fece partire alcuni colpi, colpendo Gambacurta in testa, uccidendolo sul colpo. Secondo quando riferisce Liliana Gambacurta, il fratello Franco si trovava a Filetto, perché i genitori lo portarono da Roma, dove studiava al liceo per salvarlo dal bombardamento degli alleati nel quartiere di San Lorenzo, dove era residente. Franco Gambacurta filettese di 16 anni, nato il 20 settembre 1927 di Luigi Gambacurta e Giuseppina Torrani, subì una morte terribile, che sconvolse l’intero paese e suscitò molto rancore verso i tedeschi. I giovani che erano con lui furono condotti ad Assergi al Comando Militare Tedesco per l’identificazione. La salma di Gambacurta fu caricata su un somaro da un contadino filettese, Luigi Cupillari, classe 1906, che aveva assistito all’accaduto. Il 25 settembre ricorrono i 70 anni dalla morte di Gambacurta. Dieci mesi dopo ci sarebbe stata la strage nazi-fascista che il 7 giugno 1944 provocò la morte di 17 persone e tanto altro dolore. “Abitante di Filetto”. Fin qui la ricostruzione generale in base ai racconti acquisiti nel tempo. VERITA’ NASCOSTE “ARMADIO DELLA VERGOGNA”.  Mentre già nel 1994 a Roma al palazzo “Cesi – Gaddi”, venne rinvenuto l’armadio della vergogna con le ante rivolte verso l’interno per non essere visto con 695 dossier di fascicoli di inchieste di crimini di guerra della Seconda Guerra Mondiale, pubblicate dal giornalista Franco Giustolisi per il Settimanale l’Espresso.  Anche a L’Aquila presso il Tribunale venne rinvenuto “L’Armadio della Vergogna” con 16 fascicoli d’inchiesta e vennero portati presso “L’Archivio di Stato” a Bazzano dopo il terremoto del 2009, come ben riferito dal giornalista Giustino Parisse del quotidiano Il Centro, il quale ha svelato ulteriori rivelazioni sul “Caso di Franco Gambacurta”.  Comunque,  aggiungo che  la tesi senza nessuna prevaricazione in riguardo,  come ho scritto nell’articolo precedente,  la morte del soldato tedesco avvenuta durante la mattinata del 25 aprile 1943 nei pressi  di “Monte Rola” fu cagionata dagli stessi soldati tedeschi per dissapori fra di loro e non come dichiarato nei verbali pretestuosi da involontario fuoco amico, quindi le voci della gente di Filetto hanno sempre sostenuto che furono gli stessi commilitoni ad ucciderlo, facendo ricadere le colpe sul giovane Franco Gambacurta.  L’uccisione del soldato tedesco, viene confortata ad esempio, come avvenne nove mesi dopo a Filetto, durante il rastrellamento quando per prima un ufficiale tedesco uccise il primo cittadino Antonio Palumbo capo del paese, intervenne il maresciallo buono tedesco che era diventato amico del Palumbo, rimproverando il tenente di aver ucciso un amico e persona buona, non accettò il richiamo e venne ucciso dallo stesso tenente.  MANCATA STELE.

Negli anni che seguirono ulteriori chiarificazione nel “Caso di Franco Gambacurta, ”sentii crescere in me , come del resto  in molti altri bravi compaesani del povero Franco, il comune desiderio di lasciare in memoria storica dell’accaduto, che fosse di monito alle future generazioni, invitandole a non sottrarsi mai al dovere della ricerca della verità e a quel rispetto del dolore innocente che è la più alta dichiarazione di rifiuto ad ogni guerra e di ogni suo atto di crudeltà.  E’ nata così l’dea di erigere una stele commemorativa, in forma di “tholos” sul luogo dell’accaduto, molto transitato, sarebbe stato il più grande biglietto da visita per la piccola frazione del Gran Sasso, affinchè l’iniziativa non restasse un’idea astratta, mi sono fatto portavoce di questa esigenza presso enti ed associazioni locali, cercando il coinvolgimento il Comune dell’Aquila e persino dell’Ambasciata Tedesca, ma forse anche l’ANPI Aquilana è rimasta indifferente o distratta. Si potrebbe recuperare a questa iniziativa anche nel 2024 a 80 anni dall’eccidio di Filetto.  Purtroppo, a tutt’oggi, mi trovo costretto a constatare, con rammarico, che alle promesse iniziali di un interessamento di chi ha voce in capitolo, ad oggi non hanno fatto seguito i fatti e che persino l’iniziale sensibilità di molti si sta mutando in quella pericolosa indifferenza che, oggi più che mai, è tra le principali cause di tanti mali che affliggono questa nostra società. Forse la nuova generazione, vuole cancellare quel triste passato, ma la storia ne sarà testimone.

Collezione fotografica storica di Giovanni Altobelli.

 



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