La voce del cafone, su Rai5 un ritratto di Silone

Che fare?".

 

 

Se l'è chiesto molte volte Ignazio Silone nella sua lotta per i diritti dei più poveri, così tante volte che è proprio quella domanda a chiudere Fontamara, il romanzo di maggior successo. Forse non ha mai trovato la risposta, di certo l'ha sempre cercata: come scrittore, politico, giornalista e drammaturgo, in prima linea per difendere i più umili, i cafoni come amava chiamarli. A 45 anni dalla morte e 90 dalla pubblicazione di Fontamara, Rai Cultura rilegge la sua vita e la sua opera con lo Speciale Ignazio Silone. La voce del cafone di Clarissa Montilla, Alessio Guerrini e Dario Marani, in onda lunedì 2 ottobre alle 22.55 su Rai 5, per il ciclo Sciarada. Il circolo delle parole.
    Tra le testimonianze, quelle del pronipote Romolo Tranquilli, di Andrea Sangiovanni dell'università di Teramo, del sociologo Benedetto Di Pietro, di Manlio Cimini dell'università di Chieti-Pescara, dello scrittore Renzo Paris, di Liliana Biondi dell'università dell'Aquila, di Sebastiana Ferrari, curatrice dell'Archivio Silone.
    Ignazio Silone, o meglio Secondino Tranquilli, nasce il primo maggio 1900 - una data che diventa un destino - a Pescina, Abruzzo. La sua terra d'origine è la zona del Fucino, dove a metà Ottocento i nobili Torlonia avevano fatto prosciugare il lago. Dopo la tragica morte della madre nel terremoto della Marsica, comincia a scrivere per Avanti! in cui denuncia le ruberie dopo il sisma, ma finisce in carcere. È tra i fondatori del Partito Comunista italiano. Conosce Lenin e Stalin, ma poi cambia la sua idea politica.
    Nel 1931 il Pci espelle Silone. Da quel momento diventa "un socialista senza partito, un cristiano senza chiesa", perché del cristianesimo apprezza i principi, ma non la Chiesa e le sue ritualità. È proprio da questo conflitto interiore e dalle sue esperienze che nasce Fontamara. Pubblicato nel 1933 in Svizzera, dove viveva in quel periodo, viene tradotto in 19 lingue.
    Sfiora il Nobel per dieci volte, pubblica romanzi di cui l'ultimo, Severina, è completato postumo dalla moglie Darina e scrive opere teatrali. I messaggi di fondo sono sempre libertà, uguaglianza, giustizia e indipendenza.



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