LO SVILUPPO DEL GRAN SASSO COME IO LO VEDO - di Americo Di Benedetto

Dal consigliere regionale Americo Di Benedetto riceviamo e volentieri pubblichiamo una risposta all’articolo di Giuseppe Lalli dal titolo ASSERGI, LA FUNIVIA DEL GRAN SASSO E “LA GRANDE AQUILA” DI ADELCHI SERENA (Il presente e il passato). (a.g.).

 

 

 

                   LO SVILUPPO DEL GRAN SASSO COME IO LO VEDO

 

- di Americo Di Benedetto -

   

 

Ho molto apprezzato l’articolo di Giuseppe Lalli pubblicato su “Assergi Racconta” nei giorni scorsi e dedicato alla rievocazione del progetto della “Grande Aquila” di Adelchi Serena. Al di là della ricostruzione storica e del giudizio su quella stagione politica in riferimento alla città dell’Aquila, vorrei, come l’articolo di Lalli implicitamente sollecita, fare alcune considerazioni sullo sviluppo del Gran Sasso come io lo vedo.

Mi preme innanzitutto precisare che il tema dello sviluppo del Gran Sasso merita di essere considerato non solo come risorsa turistica o attività economica, ma anche sotto l’aspetto identitario.

A tale riguardo, va detto che, preliminare ad ogni intervento sulla montagna, deve essere l’attenzione per la natura, l’ambiente e il paesaggio, ciò che richiede un turismo “lento” e di qualità, che si può realizzare solo se si diffonde un’autentica cultura della montagna, che implica da parte dell’uomo un’azione tesa alla conservazione di alcuni valori ad essa legati.

Occorre quindi analizzare i vari tentativi di valorizzazione fin qui posti in essere e tutte le criticità emerse che non hanno finora trovato adeguata soluzione.

Si rende necessario un grande progetto, per il Gran Sasso e per la montagna in generale. È necessario che ogni intervento sia il frutto di una visione condivisa.

Si tratta prima di tutto di un impegno nei confronti delle popolazioni locali e di alcune zone che rischiano lo spopolamento totale, ma si tratta anche di un progetto di rinascita che valorizzi le tradizioni che hanno sempre caratterizzato le nostre comunità: la vita in montagna, le attività rurali, sportive, ricreative e spirituali, che sono il patrimonio che ha permesso che, attraverso i secoli, la montagna stessa diventasse una realtà da proteggere attraverso la creazione del Parco.

In questa prospettiva, bisogna considerare lo sviluppo turistico del comprensorio del Gran Sasso, sviluppo consapevole e compatibile con l’ambiente, come un’importante risorsa naturale, economica e sociale per l’intera città dell’Aquila.

Tale sviluppo deve far leva su una maggiore attrattiva dei luoghi in riferimento a tutta la stagione, ciò che non può prescindere da un miglioramento della qualità dei servizi offerti e da una più efficiente funzionalità delle infrastrutture esistenti.

Dopo molto tempo dall’approvazione del Piano del Parco – e qui vengo alla giusta osservazione che lo scritto di Lalli richiama – sarebbe auspicabile l’attuazione del Progetto Speciale Territoriale Scindarella – Montecristo (vale a dire il cosiddetto “Piano d’area”), passando inderogabilmente a mettere mano ad annose emergenze quali la realizzazione dei sotto-servizi di Campo Imperatore e la rilettura dei sentieri e delle ippovie: vere risposte ad un uso delle risorse naturali compatibili con il rispetto dell’ambiente.

Il Gran Sasso d’Italia, cuore dell’Abruzzo, deve nutrire l’ambizione di diventare l’area per eccellenza della “transizione ecologica”, unendo così le comunità, le imprese, il terzo settore, attorno ad una visione di sviluppo che faccia leva su risorse che rigenerano.

La sfida per il futuro del Gran Sasso rimane, dunque, quella di riuscire a conciliare la doverosa protezione dell’ambiente con la tutela delle popolazioni che ci vivono e lavorano, attraverso, come si è detto, di uno sviluppo turistico sostenibile e con il coinvolgimento, come suggerito da Lalli, di tutti i soggetti interessati allo sviluppo stesso (Associazioni, distretto turistico montano e tutti gli operatori del settore).

Ogni intervento dovrà essere rispettoso della normativa e dell’ambiente, sarà mitigato per compensarne con misure adeguate gli effetti sul territorio e, se sarà necessario, si avvierà, d’intesa con il Parco Nazionale del Gran Sasso, l’iter per verificare, in maniera scientifica e inoppugnabile, dove realmente serve, anche estendendoli, i vincoli della rete Natura 2000, per rendere finalmente lo sviluppo sostenibile della montagna anche una realtà delle nostre valli.

Tutte le iniziative promosse in favore dello sviluppo del Gran Sasso dovranno essere condivise e partecipate dagli Enti Separati degli Usi Civici fin dalla fase iniziale della definizione dei quadri conoscitivi: soltanto in questo modo le azioni potranno acquistare credibilità ed efficacia nella realizzazione e, soprattutto, nella gestione.

 



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