LA VERITÀ NON SPOSA NESSUNO - di Fernando Acitelli

 

LA VERITÀ NON SPOSA NESSUNO

- di Fernando Acitelli -

 

 

                    Per quanto riguarda i riformatori del mondo,
                    conosco bene gli orrori commessi in nome
                    dell’umanità, del cristianesimo, del progresso.
                    L’uomo non è né bestia, né angelo; ma diventa
                    un demonio quando pretende di diventare un angelo.

                    Ernst Jünger

 

La speranza è che il Gran Sasso e tutti suoi affetti intorno, vale a dire monti e vette e boschi, si mantenga integro e si comporti – con le dovute differenze dagli umani – come un centenario in buona salute e già sarebbe un risultato ottimo se non si verificassero frane, smottamenti e insomma tutta quella lunga sequenza di patologie che aggrediscono la Natura. O che sono provocate da gesta arditissime, e a volte irresponsabili, da parte dell’uomo. In questo il Gran Sasso è ancora integro e durante i terremoti la sua presenza, la sua maestosità, pose un’ottima difesa agli sconvolgimenti provenienti dal profondo.

Ogni mutamento più o meno severo, o anche controllatissimo, potrebbe modificare quella quiete di millenni e sollecitare così quelle patologie di cui s’è appena dato conto. Chiamo millenni quel tempo inimmaginabile perché proprio i millenni mi rappresentano una cifra ancora umana, mentre il parlare di milioni e milioni d’anni sconvolge la mente, dissolve ogni idea d’ipotesi ultraterrena. E se pensiamo che la Terra esiste da miliardi di anni, anche la più intensa rivelazione, il balbettio più mistico, la più sincera esposizione al dopo, ci solleva nell’animo un sisma senza ritorno.

Ricordiamo di volo che l’Italia è ad alto rischio idro-geologico  e visto che nel nostro Paese esiste soltanto la manutenzione straordinaria e s’interviene – ahimè – a catastrofi avvenute, ritengo che invece di parlare di sviluppo sostenibile, sarebbe necessario mettere in sicurezza il Paese sotto questo aspetto. E poi cosa vuol dire sviluppo sostenibile? Ma uno sviluppo è già un mutamento degli scenari e contiene in sé un’alterazione, minima finché si vuole ma si conoscono fin troppo bene le cosiddette varianti “in corso d’opera”. E alla luce di queste evidenze, a noi pare che il primo pensiero, la prima mossa debbano riguardare la messa in sicurezza del territorio (per quello che si può e con i fondi sempre più miseri) e soltanto dopo si potrà studiare un futuro non soltanto per il Gran Sasso che ci riguarda da vicino, ma per gli innumerevoli angoli del mondo, naturalmente là dove i rischi di dissesto, eruzioni e terremoti siano stati evidenziati da quell’affilata diagnostica sulla natura adesso più che mai necessaria per le far luce sulle oscurità degli abissi e affrontare gli agguati che provengono proprio dal profondo della Terra.

La risposta che odo è sempre la stessa: non ci sono fondi. E allora cosa si fa? Ma naturalmente si va avanti procedendo con lo sviluppo sostenibile che a me pare soltanto un arzigogolo linguistico. Il cosiddetto “sviluppo sostenibile” – oltretutto, lo ripeto, in un Paese come l’Italia pericolosamente esposto alle forze della Natura – a me pare un ossimoro, come dire un gelo tropicale.

Ma in quest’epoca, che non a caso di chiama di transizione, può succedere di tutto. Muta ogni aspetto della realtà, naturalmente in peggio, ma non s’era detto che l’epoca della globalizzazione avrebbe allargato il benessere e ridotto le disuguaglianze? E che non ci sarebbero più state guerre e insomma che, lento pede, avremmo creato il nostro Eden quaggiù? Ma dove? Le spese per gli armamenti decollano come missili a lunga gittata. Dunque, Letteratura, soltanto Letteratura. Gli stipendi delle persone sono fermi agli anni ’90 e inoltre sono aumentate a dismisura le nostre paure quotidiane: paure per tutto perché c’è l’incertezza su ogni dettaglio della vita, dalla quotidianità al futuro, e poi, a cadenze ritmate, giunge un tono ammonitorio che proviene da luoghi esatti del pianeta e che ci fa perdere, giorno dopo giorno, l’identità. Siamo ormai clienti, consumatori e a brevissimo i nostri colloqui s’effettueranno con le macchine intelligenti. Ma vedrà tutto questo il nostro San Franco? E quale sarà il suo pensiero a proposito dell’intelligenza artificiale e dello sviluppo sostenibile?

Bisognava vedere le facce e ascoltare chi al tempo della favola bella raccontataci in dizione affermava simili sciocchezze: più benessere per tutti. Non è cambiato nulla, anzi è un mondo alla rovescia dove non esiste più il fondamento e tutti “hanno ragione” e il denaro vince su ogni ritaglio della realtà.

Da prima del 1989 s’incominciò con simile narrazione con il maestro Rostropovich che già da tempo sapeva tutto e che si sarebbe dovuto posizionare sotto il muro a strimpellare chissà quale “Inno alla gioia”. E tutti là intorno ad elemosinare un frammento di gloria con lui in una location favolosa: fu quello per lui, probabilmente, il più efficace documento/monumento per la posterità. Certo, il violoncellista Rostropovich già sapeva tutto da tempo – organizzato il “mondo nuovo” in gran silenzio dai padroni planetari e dietro le quinte della teatrale commedia.  E così anche il Rostropovich doveva dire la sua e con l’arte musicale ricamare quelle macerie, sollevare una colonna sonora che accompagnava un mondo che usciva di scena. Con la sua casa discografica egli aveva già pianificato ogni aspetto della faccenda. E tutti a commuoversi là sotto, a mostrare le lacrime all’intero pianeta. Si trattò d’un piagnisteo molto trendy, in mondovisione. Quello, credo, guardando retrospettivamente, fu uno dei primi esempi di sviluppo sostenibile per le future generazioni, sotto le macerie estetiche, rockettare e dove non mancò nemmeno una glassa d’evangelismo.

Che sogno sarebbe se fosse il Gran Sasso a badare a se stesso. Una forma di auto assistenza senza l’intervento dell’uomo: l’uomo per muoversi, deve sempre vedere un utile altrimenti rimane pensatore, quasi filosofo sognando l’imperatore Tiberio a Capri, contornato dalla sua fortificante solitudine, stanco come pochi altri del genere umano.

Quando su ogni dettaglio di realtà interviene l’uomo con tutte le sue burocrazie, le sue alienazioni e la sua “Volontà di potenza”, scusate, rimango orgogliosamente da solo, affievolendomi in disparte sempre di più per quanto fino ad ora ho potuto vedere e respirare.

Scriveva Karl Kraus: «Il diavolo è un ottimista se crede di poter peggiorare gli uomini».

 



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