SCURA MEA - di Angelo Acitelli

Fino agli anni 70, a paganica si svolgeva la tradizionale Fiera del bestiame di ognissanti ed era considerato l'evento annuale più importante in cui il bestiame esposto, veniva da Assergi e da tutti i  paesi del circondario di Paganica. Fino alla metà degli anni 70, nelle stalle dei paesi, non mancavano le bestie che con il loro latte, la loro carne e la forza lavoro, rappresentavano un importante risorsa per l’economia della famiglia contadina. L’evento era anche l'occasione per incontrare gli amici dei paesi vicini e per concedersi un panino con la porchetta.
Il poeta assergese Angelo Acitelli, ha dedicato una breve poesia, dove l’uso geniale dell’idioma locale, insieme alla fantasia, rende il senso di un’atmosfera e di un’epoca molto più di un saggio.

 

SCURA MEA - di Angelo Acitelli

 Ngànna m’ sallìa la paura
 runènn’ dalla fiera quela sera,
l’ombr’ correan’ p’ ji muri
co’ vént, lambi, tonnti e ranzori,
 a scura mea...Quanti remori !
 L’ombrèlla m’ ss’èra revotata,
 ‘na scarpa piena… eppùr era resolata,
a scura mea...Che nottàta !
Finarmént’, cant u foch co’ la ronza,
la mnestra càlla déntr u bronz,
a scura mea, s’ m’ ci repènz !

SCURA-MEA
(esclamazione di meraviglia o paura)

In gola mi saliva la paura
ritornando dalla fiera quella sera,
a “scura mea”... che notte nera!

Le ombre correvano sui muri,
con vento lampi tuoni e grandine,
a “scura mea”... quanti rumori!

L'ombrello si era rivoltato,
una scarpa piena d'acqua è pure era risuolata,
a “scura mea”... che nottata!

Finalmente vicino al fuoco con la brace,
la minestra calda dentro un tegame di ferro.
a “scura mea”... se ci ripenso!

 

  ( Angelo Acitelli )

 



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