Demografia e aree interne. I rischi dell’abbandono

Venerdì 17 e sabato 18 novembre – Il Baco da Seta – L’Aquila(L’Aquila)

Demografia e aree interne. I rischi dell’abbandono

La maggioranza dei comuni italiani ha meno di cinquemila abitanti. Molti di essi costituiscono quei territori che il senso comune indica come “aree interne”. Essi rischiano di spopolarsi in pochi anni. Borghi dalla storia secolare stanno andando incontro all’inquietante prospettiva di cadere nell’oblio. Questa dinamica, provocata dall’invecchiamento della popolazione e dal basso tasso di natalità, richiede una riflessione urgente se si vuole evitare che una parte del nostro patrimonio naturale, sociale e culturale venga marginalizzata.

Intorno alla questione del rapporto tra aree interne e demografia può, perciò, risultare utile e urgente riannodare il filo del dialogo tra credenti e non credenti: quel filo sottile che la Fondazione Magna Carta sostiene attraverso gli Incontri “A Cesare e a Dio”, facendo il possibile affinché esso non si spezzi. Quest’anno, non casualmente, la sede prescelta per l’incontro è L’Aquila, che delle aree interne può essere considerata la capitale. Esso avrà luogo i prossimi 17 e il 18 novembre. Il dialogo può strutturarsi a partire da alcune solide premesse delle quali si ricordano solo alcuni tratti essenziali ed evocativi.

Sul versante dei credenti va sottolineato il reiterato monito della Chiesa a prendersi cura del Creato, la nostra “Casa comune”. Solo per riferirsi ai testi più recenti, possiamo segnalare la ‘Pastorale di Benevento’ con la quale la Chiesa invoca più attenzione e più opportunità per i giovani che scelgono di restare nelle loro comunità di origine, per le famiglie che scelgono di fare un figlio e per quelle che decidono di prendersi cura degli anziani. L’affermazione di Papa Benedetto per cui il declino demografico sta privando la nostra società della vitalità e del potenziale incarnato dai nostri figli, sottolinea l’urgenza della sfida. Da qui l’invito che la Chiesa ha rivolto alla politica affinché formuli proposte che possano assicurare la crescita unitaria e inclusiva dell’Italia di provincia.

Sul versante dei non credenti molte delle preoccupazioni espresse dalla Chiesa possono essere declinate pur prescindendo da motivi d’ordine squisitamente religioso o anche solo identitario. L’abbandono di vasti strati del Paese, infatti, pone problemi in ordine alla gestione del territorio aggravati dalle ricorrenti crisi climatiche, alla perdita di una consistente porzione di Pil per il declino di un’economia che — se invece sostenuta — presenterebbe non irrilevanti margini di sviluppo; alla gestione sociale e sanitaria di una fetta di popolazione che va incontro ai problemi d’invecchiamento senza supporti né familiari né di strutture pubbliche; alla sicurezza e al rispetto della legalità, in quanto territori in stato d’abbandono presentano un più alto rischio d’infiltrazione criminale.

Da queste premesse il confronto potrà svilupparsi intorno a questioni concrete, con lo scopo di favorire soluzioni di natura sociale, amministrativa e anche legislativa. Di seguito si citano solo alcune delle questioni che verranno affrontate, a riprova della ricchezza e della complessità della tematica: in che modo e con quali mezzi investire nel capitale sociale, per creare nuove opportunità di sviluppo sostenibile; come rafforzare il senso di appartenenza delle comunità locali e, dunque, la loro coesione sociale; con quali strumenti sostenere le economie locali, la loro diversificazione e lo sviluppo dell’imprenditorialità giovanile; con quali mezzi, entro quali limiti e con quali garanzie creare un rapporto tra lo spopolamento delle aree interne e il fenomeno immigratorio; come potenziare l’istruzione e la formazione di competenze adeguate alle specifiche esigenze dei territori; come potenziare le reti di trasporto e le infrastrutture digitali al fine di “disintermediare” per collegare le aree interne a mercati più ampi procurando ad esse maggiori opportunità economiche; se e attraverso quali processi di riassetto amministrativo si potrà investire sulle “città medie” come punti di contatto e coordinamento per paesi e borghi altrimenti lasciati privi di effettivi riferimenti.

 



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