SACRO E PROFANO PER "LA NOTTE DEI FAUGNI"

 

Come ogni anno, dal tramonto del 7 dicembre all’alba dell’8, Atri si trasforma in un borgo senza tempo, ricco di tradizioni e incantato da una delle usanze più antiche, dove sacro e profano s’incontrano. Questa è la sua storia. La sua festa senza tempo. Questa è La notte dei Faugni.
I faugni, protagonisti indiscussi di questa magica notte, sono fasci di canne secche legate tra loro da lacci vegetali che vengono accesi dallo stesso falò e poi portati a processione per le vie del borgo di Atri, in provincia di Teramo, accompagnati dell’atmosfera festosa delle migliaia di persone presenti e della banda locale.
Il 431 d.C., a seguito del concilio di Efeso, rappresenta la data della prima apparizione dei cosiddetti faugni ma la consuetudine di questa tradizione in terra d’Abruzzo si perde nella notte dei tempi.
Il fuoco, da sempre utilizzato come rito propiziatorio, veniva acceso nelle campagne teramane circostanti Atri nei giorni che precedevano il solstizio d’inverno in onore al dio Fauno, divinità pagana a cui si attribuiva la fertilità della terra ma anche la protezione dei pastori, dei loro greggi e dell’agricoltura.
Il solstizio atriano, da sempre e come ogni anno, si festeggia dal tramonto del 7 dicembre, per tutta la notte, fino all’alba dell’8 dicembre e questa data non è stata scelta a caso. L’importanza e la popolarità di questo particolare evento, infatti, è dato dall’incontro del profano rito del fuoco con un avvenimento sacro avvenuto più di settecento anni fa.
Una notte di dicembre del 1294, dopo la sconfitta dei Crociati in Terra Santa, per non far cadere nelle mani dei musulmani la Santa Casa della Sacra Famiglia, essa venne trasportata dagli angeli da Nazareth a Loreto e durante questo percorso le luci dei fuochi di Atri indicarono la via e illuminarono il percorso delle creature celesti.
Ogni anno il programma della notte atriana più lunga dell’anno è lo stesso: dal tramonto del 7 dicembre, con la benedizione del falò, fino all’inizio della processione alle prime ore dell’alba dell’8 dicembre che si snoda dalla piazza del Duomo, per le viuzze del borgo, fino a tornare nello stesso punto per buttare i mozziconi dei fasci rimasti nel grande fuoco sacro, custodito dalla magnifica Cattedrale.

 



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