Dall'Abruzzo all'Etna per studiare il vulcanismo di Venere

Sarà un gruppo di studiosi che fa capo all'Inaf, Osservatorio Astronomico d'Abruzzo, a guidare la ricerca sperimentale che propone l'Etna come un possibile analogo terrestre per lo studio di Idunn Mons, un vulcano venusiano forse tutt'ora attivo e che in base ai dati attualmente disponibili si ritiene abbia eruttato in tempi geologici recenti.
La base teorica di questo è stata pubblicata di recente in un articolo sulla rivista Icarus.

Un'analisi che riaccende i riflettori sull'Etna, uno dei vulcani attivi più monitorati al mondo, che permetterà ai geologi di testare tecniche di analisi dei dati radar per l'individuazione di attività vulcanica in corso.
 "La comparazione ha evidenziato che entrambi i vulcani interagiscono con una zona di rift - ha spiegato Piero D'Incecco, primo autore dell'articolo e ricercatore all'Inaf d'Abruzzo -. Rilevata anche la presenza sui fianchi di Idunn Mons di strutture vulcaniche di piccole dimensioni, morfologicamente simili ai coni di scorie presenti sui fianchi dell'Etna". La comunità scientifica concorda sul fatto che il vulcanismo su Venere sia comparabile al vulcanismo di tipo hot-spot terrestre. Un esempio lampante sono i vulcani hawaiani, effusivi e caratterizzati da lave molto fluide. La presenza su Venere di strutture vulcaniche morfologicamente simili ai coni di cenere terrestri, che invece sono tipici di un vulcanismo esplosivo, apre una serie di interrogativi sulla possibilità che anche su Venere - seppur localmente - possano verificarsi episodi di vulcanesimo esplosivo.
 "Le future missioni su Venere - conclude D'Incecco - ci aiuteranno a far luce anche su questa possibilità, che se confermata rivoluzionerebbe la visione attuale che abbiamo del vulcanesimo venusiano".

 



Condividi

    



Commenta L'Articolo