INNAMORATO FERNANDO, UN CARABINIERE BELLO COME UN ATTORE

INNAMORATO FERNANDO,

UN CARABINIERE BELLO COME UN ATTORE

NELLA CASERMA DI ASSERGI

 

- di Fernando Acitelli -

Si chiamava Innamorato Fernando ed era un carabiniere. Lo scrivo come lo sentii pronunciare, e infatti anteponendo il cognome suona meglio, è come il titolo d’una piccola biografia in versi. Costui fu carabiniere ad Assergi subito dopo la fine della guerra, quando anche il tempo storico era stanco di sentire bombardamenti e proclami.

Le macerie nelle città erano esauste di essere tali e desideravano togliersi dalla strada. C’erano ovviamente degli occhi attenti attorno a quei tumuli, occhi che potevano recuperare dei materiali ancora integri e utilizzarli per altre costruzioni. L’immagine forte era comunque un grande affresco pieno di crepe che gli artisti del restauro avrebbero riportato alla vita. Naturalmente Assergi non si mostrava con evidenti disastri come le città vale a dire con montagnole di calcinacci in strada e parti di edifici venuti giù. E inoltre operai arrampicati sulle facciate a rimettere in sesto muri, e cortili dove si parlava di nuovo ad alta voce dopo troppo silenzio e dove ancora si sentiva la voce melodiosa di Alberto Rabagliati. Per fortuna, pur nella sofferenza, tutti erano tornati alla vita e tra questi spiccavano i giovanotti e le ragazze che finivano nella sintesi cinematografica “poveri ma belli”.

Il periodo era quello, poi lo si poteva chiamare “Dopoguerra” e, nel cinema, “Neorealismo”, mentre nell’arte “Espressionismo astratto” e “Informale”, dunque senza figurazione. Dopo la guerra si faceva fatica a comporre tele con figure umane.

L’aria della ricostruzione e del ritorno alla vita furono respirate ovunque e così anche ad Assergi. I danni, le crepe nel cuore si contavano negli affetti lacerati. In una quiete allarmata a ragione dei lutti, delle cronache dolorose, del fuggi fuggi generale e del “Tutti a casa” - titolo del film di Luigi Comencini - giunse ad Assergi il carabiniere Innamorato Fernando.

Non è dato sapere in che modo giunse in paese – sicuramente con la corriera - ma quello che videro un po’ tutti gli abitanti di Assergi fu che si trattava proprio di un bel giovane, alto, sorridente e dallo sguardo sincero. Egli anticipò di alcuni anni quello che sarebbe diventato il carabiniere più famoso d’Italia, l’attore Roberto Risso, l’innamorato timido di Gina Lollobrigida nel film “Pane, amore e fantasia”.

Ormai nessuno ricorda più Innamorato Fernando e tutte le notizie che possono sorgere sono indubbiamente di seconda mano, ma non è un problema questo, l’importante è riportare tra noi, anche se soltanto con poche righe, questo bel giovane – proprio così è stato dipinto - che poteva fregiarsi anche di una sintesi spettacolare tra nome e cognome: INNAMORATO FERNANDO.

Si potrebbero fare ricerche presso il grande archivio dell’Arma, sapere della sua traiettoria dopo che aveva lasciato Assergi. Importante sarebbe, naturalmente, conoscere il suo luogo di nascita e dove aveva passato gran parte della sua carriera. Se, come è verosimile, era nato verso la metà degli anni ’20, è probabile che sia ancora vivo, avendo superato la soglia dei novant’anni e magari conservando un buono stato di salute, attorniato da figli e nipoti.

Se vivo, gli potrebbero comunicare che qualche anima bella ancora lo ricorda ad Assergi e che lo stupore non termina neppure nell’Universo. Cosa ricorderà egli del paese? Quali persone spunteranno di nuovo nella sua mente? Figure magari con i tratti evanescenti, mutate in tutto e adesso soltanto puro spirito.

Arrivato a questo punto ho la sensazione che soltanto io conosca Innamorato Fernando (non per questo ne mostro vanto) e allora mi tornano in mente gli ultimi versi di Giuseppe Ungaretti nella poesia intitolata IN MEMORIA e con dedica a Moammed Sceab, suo amico a Parigi: “E forse io solo/so ancora/che visse”.

 



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