IL TEMPO DI DIO - LUCE PER ILLUMINARE IL MONDO! LUCE PER ILLUMINARE ISDRAELE E PALESTINA

Una nuova puntata della rubrica settimanale IL TEMPO DI DIO, prodotta dal quotidiano online: "L'Aquila Blog" e condotta da Don Osman Prada, (Padre Ralf) In questa nuova puntata: LUCE PER ILLUMINARE IL MONDO! LUCE PER ILLUMINARE ISDRAELE E PALESTINA

 

 

La festa della Candelora, è una delle feste più antiche. L'”Itinerarium” di Eteria (390) parla di questa festa con il nome generico di “Quadragésima de Epiphanía”.
La data della celebrazione non era il 2 febbraio, ma il 14 febbraio, cioè 40 giorni dopo l’Epifania. Successivamente venne celebrato il 2 febbraio, perché quaranta giorni dopo Natale, il 25 dicembre.
Nel V secolo si cominciò ad utilizzare le candele per sottolineare le parole del Cantico di Simeone, “Luce per illuminare le nazioni”, e per dare maggior colore alla celebrazione.

 

Questa festa fu chiamata “Purificazione di Maria”, ricordando la prescrizione di Mosè, che leggiamo in Levitico 12,1-4: “Il Signore aggiunse a Mosè: Riferisci agli Israeliti: quando una donna sarà rimasta incinta e darà alla luce un maschio, sarà immonda per sette giorni; sarà immonda come nel tempo delle sue regole. L’ottavo giorno si circonciderà il bambino. Poi essa resterà ancora trentatré giorni a purificarsi dal suo sangue; non toccherà alcuna cosa santa e non entrerà nel santuario, finché non siano compiuti i giorni della sua purificazione”.

 

Con il Concilio Vaticano II venne cambiato il nome di questa Festa liturgica,  ponendo al centro dell’evento  “L’Emanuele, il Dio Bambino”, che viene presentato al Tempio, secondo la prescrizione che leggiamo nel libro di Esodo 13,1-2: “Il Signore disse a Mosè: Consacrami ogni essere che esce per primo dal seno materno tra gli Israeliti: ogni primogenito di uomini o di animali appartiene a me”.
Il Vangelo di san Luca 2, 22-38, fonde due diverse prescrizioni giuridiche, già citate, che si riferiscono alla purificazione della Madre e alla consacrazione del primogenito.
In questa celebrazione la Chiesa dà maggiore risalto all’offerta che Maria e Giuseppe fanno di Gesù. Riconoscono che questo bambino è il consacrato di Dio e la salvezza per tutte le persone. Infatti, la presenza profetica di Simeone e Anna è esempio di vita consacrata a Dio e annuncio del mistero della salvezza.

 

La benedizione delle candele è un simbolo della luce di Cristo che i partecipanti portano con sé. Gesù ci ha esortato di essere sale della terra, e luce del mondo. Accendere queste candele in alcuni momenti particolari della vita non deve essere interpretato come un fenomeno magico, ma piuttosto come un porsi simbolicamente davanti alla luce di Cristo che dissipa le tenebre del peccato e della morte. Senza la luce di Cristo, non possiamo davvero essere portatori della Vera Luce che è solo Cristo. È lui l’unica fonte di vera Luce.

Compiuto il rito dell’offerta dei cinque sicli legali, dopo la cerimonia di purificazione, la Sacra Famiglia era pronta a lasciare il tempio, quando avvenne il prodigio dell’incontro con Simeone e con l’anziana Anna.
Il Vangelo di San Luca ci racconta con ricchezza di dettagli quell’incontro: “Ora, Signore, puoi lasciare andare in pace il tuo servo, perché i miei occhi hanno visto il Salvatore…che viene per essere luce per il popolo e gloria per il tuo popolo Israele”.
Auguriamo che questa luce di pace illumini oggi Israele e Palestina, per cantare con Simeone: “i miei occhi hanno visto la tua Salvezza”.

 



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