Rogo doloso devasta la pineta di Roio Venti ettari in fumo, polemica per l’intervento dei mezzi

 Anche il secondo polmone della città ferita brucia da ieri a mezzogiorno. Cinque anni dopo l’incubo di San Giuliano (agosto 2007), disastro ambientale provocato dalla mano dell’uomo, per il quale ci sarà un processo, un rogo doloso di vaste dimensioni e dai diversi fronti, da Pianola a Pile, devasta la pineta di Roio, ecosistema-simbolo del capoluogo di regione e sede, prima del terremoto, della facoltà di Ingegneria dell’Università. In fumo, secondo una prima stima, oltre 20 ettari di vegetazione. Giornata campale per vigili del fuoco e uomini della Forestale, in prima linea insieme a volontari e personale della Protezione civile e del Comune, compresi i vigili urbani, per cercare di avere ragione delle fiamme. Non domate del tutto neppure al calar del sole. A ROIO, A ROIO. Mancano venti minuti alle 13 quando arrivano le prime telefonate ai vigili del fuoco. «Fiamme a Roio», ma,sulle prime, pochi comprendono la reale portata di quell’allerta. «Non sono interessati gli alberi», questa la rassicurazione che verrà miseramente smentita di lì a poco. Tutto parte dai margini della vecchia cava, sulla dorsale della collina dove, ai tempi del G8, comparve l’enorme scritta «Yes We Camp». Che sia il classico piromane che se ne va in giro con gli inneschi da piazzare in più punti, oppure l’improvvido agricoltore che perde il controllo del fuocherello del suo orto, fatto sta che a Roio s’arrampicano anche gli uomini della squadra Mobile coordinati da Sabatino Romano in attesa che i vigili del fuoco diranno la loro sulle cause. Anche la Forestale raccoglie la testimonianza di un paio di persone. E spunta fuori la figura del primo sospettato. DUE ORE DOPO. Il primo lancio dal Canadair (che carica a Campotosto) e dal secchiello dell’elicottero dei vigili del fuoco (che si ferma a Vetoio) arriva quando mancano tre minuti alle 15. Troppo tardi per impedire alle lingue rosse che il vento gonfia fino all’inverosimile di ingoiare altri abeti. Uno a uno ardono come grossi fiammiferi, con i roiani (tra cui i consiglieri comunali della frazione Enrico Perilli e Stefano Palumbo) e tutti gli altri sotto a imprecare contro i ritardi nei soccorsi dall’alto. Girano le prime storie che sanno di leggenda metropolitana come quella secondo la quale il rogo, con sgombero degli operai dal cantiere, sarebbe una delle tante manovre per non far riaprire la facoltà di Ingegneria a Roio. L’ELICOTTERO FERMO. «Fatevi un giro a Preturo, c’è un elicottero della Forestale fermo mentre tutta Roio va in fumo». I cittadini segnalano al Centro quella che, agli occhi di tutti, appare come una stridente contraddizione. C’è gente mandata con le pale nel bosco quando gli alberi sono come torce e un bestione del genere, con capacità di incamerare migliaia di litri d’acqua per ogni lancio, è fermo ai box. Fonti della Forestale faranno sapere, più avanti, che si tratta dell’Erickson S64 che porta fino a 11mila chili. Ma il mezzo è in manutenzione perché ha volato per più di 100 ore. Centouno non si può, neppure se Roio che brucia è a un tiro di schioppo. Tanto che i mezzi arrivano dal Lazio, per poi alternarsi prima di scomparire perché l’emergenza scoppia su altri fronti. CASE SGOMBERATE. Alcune abitazioni sia sul versante più vicino a Roio sia nell’area di Pile vengono sgomberate per motivi precauzionali. Investite dalle colonne di fumo denso visibile da ogni parte della città, le case si trovano sul fronte del rogo e quindi è meglio non starci. L’assessore Roberto Riga fa sapere dei controlli agli edifici del progetto Case e Map. Chiusa la strada 584 che sale a Roio. IL SINDACO. Massimo Cialente, in questi giorni in Austria, coordina i soccorsi al telefono, chiede a gran voce l’arrivo di nuovi mezzi e fa sapere che «il Comune chiederà i danni se emergerà che ci sono responsabilità da parte di qualcuno per questo enorme sfregio». Il suo capo di gabinetto Pierpaolo Pietrucci, sul campo, lo tiene informato minuto per minuto. Su quel che resta della pineta stamani alle 7 riprendono i lanci d’acqua e liquido ritardante.

- da Il Centro -
 



Condividi

    



Commenta L'Articolo