Alcuni lavoratori del Centro turistico andranno a fare gli autisti all’Ama o andranno all’Asm

 Subito un piano industriale per tutte le aziende ex municipalizzate in crisi e una nuova società per gestire il piano Case e Map. Il sindaco Massimo Cialente ha una nuova ricetta per salvare le Spa del Comune, intende intervenire in maniera incisiva sulle società, alcune delle quali indebitate fino al collo come il centro turistico del Gran Sasso. Di recente l’assessore al Bilancio ha rifiutato di approvare il bilancio dell’Afm per la richiesta di 3 milioni di euro al Comune per servizi erogati che l’assessore non ha inteso in quella sede riconoscere. Un esempio emblematico di come vanno le cose nelle aziende comunali che hanno un esercito di 476 dipendenti ed esuberi per circa 100 forse 150 unità. Persone assunte a tempo indeterminato e che devono portare lo stipendio a casa, ma devono svolgere lavori utili, sottolinea il sindaco recriminando sulle assunzioni facili, 35 unità all’Asm ai tempi del presidente Pierluigi Tancredi. Alcuni lavoratori del Centro turistico andranno a fare gli autisti all’Ama o andranno all’Asm. Altri esuberi, secondo il disegno del sindaco, potrebbero confluire nella nuova società per la gestione della manutenzione degli alloggi del progetto case e Map. Sì una società nuova che l’amministrazione ha in animo di costituire presto. «Stiamo ragionando - dice -. Un’ipotesi è anche quella di affidare il servizio all’Asm, vedremo». Certo non sarà facile azzerare il surplus di personale, e neanche i debiti prodotti dalla società; in pole position il Centro turistico del Gran Sasso. Come la mettiamo con le consulenze? Il sindaco difende a spada tratta l’opera del presidente Alessandro Comola e del suo Cda che sembrerebbe costare troppo in consulenze. «D’accordo - dice Cialente - ma sono riusciti a recuperare un milione 700 mila euro». Quando però si parla di quelle due trasferte effettuate prima della nomina a presidente e messe a rimborso, Cialente diventa serio e dice: «Non credo siano state messe a rimborso. Se è vero approfondiremo. Se qualcuno ha sbagliato, pagherà». Sulla questione invece dello scontrino del caffè di due euro e quaranta fotocopiato e messo fra le spese da rimborsare, il primo cittadino ammette: «Forse c’è stata una caduta di stile».

 



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