Il Comune di Borbona chiude le strade agli «stranieri»

Dopo 200 anni di tentativi di delimitare i confini fra Stato Pontificio e Stato Borbonico, finalmente nel 1840 a Roma venne firmato il trattato di confinazione tra i due Stati, con una precisa linea di demarcazione che seguiva aree naturali di divisione: montagne, fiumi e valli. Qua e là spuntavano segni inconfondibili di limitazione della circolazione di uomini e mezzi: i ceppi borbonici, da un lato il giglio borbonico, dall'altro le chiavi di San Pietro. Forse si è ispirata all'antica legge anche Maria Antonietta Di Gaspare, vicesindaco di Borbona, provincia di Rieti, che con un'ordinanza inviata a 6 Comuni confinanti, fa «divieto di accesso alle strade rurali comunali a tutti i veicoli non forniti di apposito contrassegno», pena sanzioni, per «tutelare zone boschive» e con il supremo scopo di salvaguardare orchidee e coleotteri. Insomma: niente forestieri nelle nostre campagne. Qualcuno, per favore, informi il vicesindaco che dal 1840 a oggi sono intercorsi una serie di eventi: oltre al Trattato di Schengen sulla libera circolazione fra Stati, oggi le persone possono essere educate al rispetto dei boschi e sanzionate da quegli uomini del Corpo Forestale dello Stato (italiano, a scanso d’equivoci). Intanto bisogna avvertire i ricercatori di funghi che per un prataiolo colto in terra straniera anche nell’anno del Signore 2012 possono pagare caro.

- da Il Centro -



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