Quattro anni di carcere per i tre ingegneri che ristrutturarono la Casa dello studente

Quattro anni di reclusione, senza la concessione delle attenuanti generiche per i tre ingegneri che nel 2000 fecero le ristrutturazioni, e due anni e mezzo al funzionario dell’Adsu. Il pm Fabio Picuti non ha avuto esitazioni nell’individuare costoro come responsabili del crollo della Casa dello studente che costò la vita a otto giovani chiedendone le condanne per omicidio colposo plurimo e lesioni. Quattro anni ciascuno, dunque, per Bernardino Pace, Pietro Centofanti e Tancredi Rossicone; due anni e mezzo per l’architetto Pietro Sebastiani. Pace, Centofanti (ex sindaco di Sulmona) e Rossicone sono i progettisti che nel 2000 seguirono i lavori di ristrutturazione dell’edificio di via XX Settembre, mentre Sebastiani è il funzionario tecnico dell’Azienda per il diritto allo studio universitario chiamato a vigilare sulla sicurezza della struttura e sui lavori di adeguamento. Nel processo con rito abbreviato il pm ha chiesto invece l’assoluzione per Luca Valente, direttore Adsu, Luca D’Innocenzo, all’epoca dei fatti presidente Adsu, carica dalla quale si dimise così come lasciò quella di assessore comunale dopo il coinvolgimento nell’inchiesta. Assoluzione chiesta anche per Carlo Giovani e Massimiliano Andreassi, due tecnici che curarono lavori di scarso rilievo. Nel processo sul crollo della Casa dello studente, oltre al rito abbreviato, si è svolta anche l’udienza preliminare per due degli undici imputati per i quali il pm ha chiesto il non luogo a procedere «per non aver commesso il fatto». Si tratta di Valter Navarra, tecnico che ha curato lavori minori, e Giorgio Gaudiano, funzionario dell’Ex opera universitaria, attuale Adsu, che negli anni Ottanta seguì per conto dell’Ateneo l’acquisto della struttura da privati. La posizione dell’undicesimo imputato il progettista Claudio Botta, 92 anni, era stata stralciata per i suoi problemi di salute. Infine, il pm ha chiesto di non procedere per quattro imputati nel frattempo morti, tecnici e costruttori della struttura negli anni Sessanta. Ma Picuti ha tenuto a precisare che secondo il perito Maria Gabriella Mulas, gli errori di progettazione di Botta furono «gravissimi» e tra le cause principali della tragedia c’è l’inadeguatezza dei pilastri e il non avere previsto che in caso di sisma le accelerazioni potevano arrivare da più parti. Inoltre il cemento adoperato fu scadente. I tre costruttori sono ritenuti colpevoli in quanto non considerarono, secondo il pm, che rimodellare l’interno dei locali, con la sistemazione di tramezzi e la creazione di nuovi locali, ha appesantito la struttura e non furono fatti calcoli in tal senso. Inoltre, sulla scorta di questo appesantimento, non si fece un adeguamento sismico. «Se si fosse fatto», ha detto Picuti, «si sarebbe anche dovuto riesaminare il progetto originario e ci si sarebbe accorti che il palazzo era un castello di carta». Il funzionario Adsu secondo il pm ha omesso di disporre un collaudo statico della struttura limitandosi solo a verifiche di natura documentale. Egli, inoltre, è stato criticato da Picuti per avere rassicurato gli studenti sulla solidità del palazzo, dopo la scossa del 30 marzo 2009, invitandoli a rientrare. Il processo è stato aggiornato al 15 dicembre quando parleranno le parti civili.
 



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