Escursionista morto sul Gran Sasso, indagini chiuse

Svolta nell’inchiesta sulla morte dell’escursionista aquilano Massimiliano Giusti, avvenuta nel marzo di quest’anno sul Gran Sasso, inghiottito dalla bufera e dalla visibilità pari allo zero che non gli avevano lasciato scampo, dopo un volo di decine di metri. Il pm Stefano Gallo ha confermato le accuse a carico di Paolo Scimia, 34 anni, anche lui aquilano, l’amico che si era salvato, iscritto sul registro degli indagati con l’accusa di omicidio colposo. Dopo otto mesi circa, per il pm non ci sono dubbi: la morte di Giusti (che ha lasciato una giovane compagna e una bambina) poteva essere evitata se Scimia fosse rimasto con lui invece di lasciare l’inesperto escursionista da solo. L’attività di indagine ha portato gli investigatori dei carabinieri della stazione di Assergi e della sezione di polizia giudiziaria dell’Arma presso la Procura ad acquisire non solo le drammatiche telefonate inviate dai cellulari dei due escursionisti al 118 e ai soccorritori quando la situazione si era fatta drammatica, ma anche i ricordi dello stesso Scimia postati su facebook e alcune interviste poi apparse sugli organi di informazione locali in cui quei drammatici momenti sarebbero stati raccontati in un’altra maniera. Alcuni giornalisti sono stati sentiti in qualità di persone informate dei fatti. Anche l’interrogatorio di garanzia al quale si era sottoposto Scimia non era stato chiarificatore. Motivi che hanno indotto al momento il pm a non poter scagionare Scimia dall’accusa di omicidio colposo. Ora l’indagato, assistito dagli avvocati Ferdinando e Manuela Paone, ha 20 giorni di tempo per chiedere un nuovo interrogatorio, indagini supplementari oppure per presentare una memoria scritta. La parte offesa è rappresentata dall’avvocato Roberto Madama.


 



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