Parla il direttore degli impianti di Monte Pratello Cordeschi: scelta avventata in quel canalone

Scendere in quel canalone ampiamente censito nelle mappe che segnalano il pericolo di slavine e valanghe, è stata una scelta avventata, anche per due sciatori esperti come Fabrizio Giansante e Lanfranco Castiglione. Ad affermarlo è l’ingegnere Marco Cordeschi, direttore di esercizio degli impianti di Monte Pratello e grande conoscitore delle montagne dove si sviluppano gli oltre duecento chilometri di piste che caratterizzano il bacino sciistico più grande del Centro Italia. Si chiama la zona del “Prato” ed è un vallone molto ripido nella parte alta, una pendenza che determina evidenti pericoli. «E’ una zona lontana dalle piste battute», spiega Cordeschi, «e ampiamente segnalata. L’altro giorno ci sono state tre piccole slavine, La slavina che ha travolto i due alpinisti si è staccata dalla cima scivolando a valle. Il primo ritrovamento è stato fatto dove il vallone si restringe, nella zona dove la slavina assume la maggior compressione. Il corpo infatti, è stato trovato a quasi quattro metri di profondità. Poi la slavina ha proseguito facendo un accumulo a valle». Il corpo del secondo alpinista è stato trovato settanta metri più giù e a una profondità di poco più di un metro. Il che dà ragione alla spiegazione del direttore Cordeschi, visto che il grosso accumulo di neve si è registrato proprio in corrispondenza della concavità del terreno. Le condizioni dell’altro giorno erano quelle ideali per la formazione di slavine e valanghe come spiega Cordeschi. «Una situazione sicuramente ad alto rischio, in quanto c’era uno strato di ghiaccio sul quale sono arrivate le due abbondanti nevicate dei giorni scorsi. La prima di 30 centimetri e la seconda di 60/70 centimetri. Circa un metro di neve accumulata in quota che poggiava su una lastra di ghiaccio vivo. Condizioni ideali per incidere sulla stabilità del manto nevoso». «Purtroppo tutti gli sforzi che facciamo a tutela della salute degli sciatori a volte si dimostrano vani», spiega Mauro del Castello, titolare degli impianti di Monte Pratello, «e solo perché non si rispettano consigli e segnalazioni. Con l’avvento degli snow board e degli sci di ultima generazione, gli sciatori si avventurano sempre più spesso in fuori pista anche in zone pericolose. Cosa vietata che non dovrebbe assolutamente essere fatta». Ed è tutta qui la spiegazione di quello che è accaduto
 



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