Scrutatori, una lotteria per 120 euro al giorno

 I primi cittadini d'Abruzzo si ribellano al sistema di nomina degli scrutatori di seggio. Prima il sindaco di Montesilvano, Attilio Di Mattia, poi quello dell'Aquila, Massimo Cialente, da diversi lati si levano voci di dissenzo a clientelismi, spintarelle, raccomandazioni, che condizionano la scelta degli cittadini che dovranno seguire le operazioni di scrutinio dopo il voto. A sollevare di nuovo l'opportunità di rivedere le modalità di nomina degli scrutatori, con l'avvicinarsi delle elezioni politiche del 24 e 25 febbraio, è stato il sindaco Cialente, che tre giorni fa sulla sua bacheca online di Facebook ha richiamato all'ordine. «La legge demanda a una Commissione elettorale, composta da tre consiglieri di maggioranza e di opposizione, la scelta all'unanimità degli scrutatori», si legge nel suo messaggio. «Ma spesso tutto ciò si concude con una suddivisione di “segnalati” tra i diversi consiglieri di tutti i gruppi: vale a dire che solo i raccomandati hanno la possibilità di svolgere il lavoro di scrutatore». Di qui la proposta di Cialente di «selezionare gli scrutatori attraverso l'estrazione dei nomi e di scegliere, scorrendo poi la graduatoria dei selezionati, solo persone non stabilmente occupate». Vale a dire soprattutto i giovani. Passerà la proposta di Cialente? Il sasso è stato lanciato, vedremo che cosa succederà. Ma come funziona il meccanismo di nomina degli scrutatori? LA NORMATIVA. La legge elettorale nota come Porcellum (la 270 del 2005) ha riportato il sistema di scelta degli scrutatori indietro nel tempo. Esattamente al meccanismo in vigore dal 1948 al 1992, che prevedeva una ripartizione degli scrutatori proporzionale ai voti dei partiti nella precedente elezione. Dunque, oggi la scelta degli scrutatori viene affidata a una commissione elettorale che individua la rosa di scrutatori direttamente dall'Albo degli scrutatori. Per fare un esempio, i tre consiglieri aquilani, Giuseppe Ludovici, Vito Colonna e Sergio Ianni, sceglieranno i 300 scrutatori dei seggi tra le 5.600 persone iscritte nell'Albo aquilano. La commissione deve votare all'unanimità, e nel caso in cui dopo le prime due votazioni non si raggiunga l'unanimità, ogni membro della commissione può proporre due nomi e si vota a maggioranza. Ma qual è il criterio che la Commissione deve adottare? Non esiste un'indicazone precisa: può scegliere in base a merito e reddito, chiamando giovani studenti, disoccupati o persone con bassa pensione. Il problema sollevato da Cialente e Di Mattia (quest'ultimo sollecitato dal grillino Manuel Anelli) è che per qualche motivo finiscono a fare gli scrutatori sempre le stesse persone. Per legge, coloro che vengono scelti per seguire le operazioni di voto ricevono un onorario fisso di 120 euro, che sale a circa 170 nel caso di due scrutini. IL PRE-PORCELLUM. La legge voluta dall'allora ministro per le Riforme, Roberto Calderoli, non ha inciso solo sulle elezioni, ma ha modificato anche le modalità di nomina degli scrutatori. «Prima era in vigore la legge 95 dell'89», spiega Dino Nardecchia, responsabile dell'Ufficio elettorale dell'Aquila, «che aveva introdotto il sorteggio degli scrutatori. All'Aquila, ad esempio, veniva inserito al calcolatore un codice che permetteva di estrarre automaticamente i selezionati, in seduta pubblica e senza alcuna possibilità di raccomandare». PROPOSTE. Cosa ne pensano gli esponenti politici d'Abruzzo? Carlo Costantini, capogruppo Idv in Regione e attuale candidato al Parlamento di Rivoluzione civile, è d'accordo con il meccanismo proposto dal sindaco di Montesilvano, Di Mattia, che intende privilegiare i giovani. «Di Mattia propone di selezionare dall'Albo i giovani fino a 30 anni», spiega Costantini, «e poi scegliere gli scrutatori attraverso un'estrazione. Dato che un gioane su tre non lavora, si dà ai ragazzi possibilità di guadagnare qualcosa e avvicinarsi alla politica superando i clientelismi». Il segretario del Pd, Silvio Paolucci, invece, condivide la critica e il problema del metodo poco oggettivo di nomina degli scrutatori, ma guarda un po' più in là. «Bisogna superare, oltre al clientelismo politico, anche quello in atto nella Pubblica amministrazione», dice, riferendosi in particolare alla scelta dei presidenti di seggio. Nomina eseguita dal presidente della Corte d'appello. Anche in quel caso capita spesso di trovare gli stessi presidenti di seggio per diverse elezioni di seguito. «Si deve mettere mano su un raggio più ampio», aggiunge Paolucci, «non limitiamoci ad accendere i riflettori soltanto sui limiti della politica». L'esortazione è di eliminare i clientelismi anche negli ambiti non propriamente "politici". Tuttavia, Paolucci fa notare che «i sindaci non fanno altro che applicare una legge dello Stato». Motivo in più per rimettere mano alla riforma elettorale.
 

 - da Il Centro -



Condividi

    



Commenta L'Articolo