Terremoto, continua lo sciame sismico, dopo 4 anni si farà un’esercitazione

Altre piccole sei scosse. Lo sciame sismico ricominciato sabato notte e proseguito domenica con cinque scosse, la piu forte delle quali è stata di magnitudo 3,7, non sembra per ora fermarsi. La prima, di magnitudo 2,3, è stata registrata (nella notte tra domenica e lunedì) a mezzanotte e 43. Un minuto dopo il replay, con una scossa di magnitudo 2,4. In entrambi i casi la zona interessata è stata quella del Gran Sasso. Nel pomeriggio, alle 16,27, la terra ha tremato ancora. I sismografi dell’Ingv hanno registrato una scossa di magnitudo 2. Un’ora dopo ne è arrivata un’altra di 2,1. La stessa magnitudo registrata alle 20,56. L’ultima scossa della giornata c’è stata alle 21,40 (2,2). In tutti i casi i movimenti tellurici sono stati registrati nel distretto sismico Gran Sasso, tra le province di Teramo e L’Aquila. Scosse lievi, ma avvertite dalla popolazione. Un’esercitazione di protezione civile in cui coinvolgere anche altri comuni del cratere, quelli più vicini all’Aquila. È questa la proposta che il vicesindaco Roberto Riga ha lanciato ieri, nell’incontro avuto a Roma con il capo della Protezione civile Franco Gabrielli. «L’esercitazione è una necessità, ormai non più rinviabile, che bisognerà preparare a stretto giro di posta. Il Dipartimento si è messo a disposizione per organizzare l’iniziativa che, naturalmente, dovrà avere nella Regione il motore trainante. Domani incontreremo l’assessore regionale alla Protezione civile Gianfranco Giuliante, proprio per mettere a punto un programma sul quale cominciare a lavorare. L’esercitazione, che riguarderà prevalentemente il rischio sismico, vedrà protagoniste (in primo luogo) le associazioni di volontariato e coinvolgerà tutta la città». Quasi una corsa ai ripari per il Comune costretto a fare i conti con un nuovo sciame sismico che ha riacceso le polemiche sul piano di protezione civile «che non può ridursi», dicono alcuni cittadini, «alla sola presenza sul territorio di tre aree di accoglienza (Coppito, Paganica e Bazzano), anche se ben gestite da gruppi di volontari». «Una città che ha tutto il suo territorio sismico» afferma Dario Verzulli (L’Aquila che vogliamo) «deve avere un piano di protezione civile adeguato, sempre. Non solo all’occorrenza delle prime scosse. I punti di riferimento devono essere spazi accessibili e conosciuti, utilizzati in genere per altre finalità ma che all’occorrenza possono diventare centri di accoglienza con tutti i servizi». Verzulli suggerisce «l’utilizzo, come poli di solidarietà, dell’ex Sercom di Pagliare di Sassa e del centro polifunzionale di Paganica». Critiche al Comune sono arrivate anche per l’assenza di bagni a Bazzano, a servizio della Tendamica utilizzata per la prima accoglienza, e per lo stato di «assoluta inagibilità» dell’area, a Tempera, indicata dal Comune come punto di raccolta in caso di calamità naturale. «Quell’area», afferma Andreino Risdonna, dell’amministrazione separata di Tempera, «è stata trasformata in un cantiere con tanto di deposito (recintato) di materiali edili. Uno spazio inutilizzabile. Ancora una volta quest’amministrazione dimostra di essere incapace di tutelare i cittadini». Giuseppe Colageo (Uil) sollecita, invece, interventi per la messa in sicurezza, ad Arischia, di una strada nel centro storico su cui insistono edifici che rischiano di crollare. «Una situazione aggravata», dice, «dalle ultime scosse». Prevenzione e sicurezza, dunque. L’assessore Riga annuncia la richiesta di fondi per la protezione civile comunale e, in una nota, ringrazia «tutti i volontari che in questi giorni si sono prodigati per tenere aperte , riscaldate e predisposte per l’accoglienza della popolazione – in caso di scossa sismica – le tre maxitende a Coppito (Murata Gigotti), Paganica e Bazzano. Vorrei rivolgere un ringraziamento di cuore a queste persone che lasciano le loro famiglie per mettersi a disposizione della comunità. Un bell’esempio di generosità, altruismo e civiltà, orgoglio della nostra città e del Paese». Intanto, a complicare le cose, ci si è messa anche la mancata proroga dei precari della Regione impiegati nella sala operativa della Protezione civile che risulta depotenziata. Da qui la richiesta, da più parti caldeggiata, del rinnovo dei contratti legati alla ricostruzione e al settore emergenziale.

 



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