Bazzano, macerie e new town Centro storico distrutto, case nel mirino degli sciacalli

 Il Bar Tango all’ingresso di Bazzano ha chiuso. Anche il ristorante Oro Rosso, dall’altro lato della Statale, di fronte al Parco urbano che ha ospitato la tendopoli della Protezione civile durante l’emergenza, ha messo il lucchetto all’attività. Gli affari, in questa parte di città, si sono fermati all’indomani del sisma. Intanto un uomo vestito di grigio e con pantaloni da manovale scende correndo come una furia da una delle traverse di Bazzano. Passa a occhi bassi e fugge via: in pochi secondi sparisce lungo via Paganica, disabitata. In spalla ha un sacco nero, di quelli grandi per l’immondizia, pieno di roba. SCIACALLAGGIO. «Forse è l’ennesimo sciacallo, l’unica attività redditizia da queste parti», dicono Luca Tarquini (ex consigliere di circoscrizione) e Bruno Crisante, detto Brunello, bazzanesi doc. E infatti le case del centro vengono continuamente ripulite dagli sciacalli, anche questo un residuo del terremoto che si aggiunge ai ritardi della ricostruzione, all’economia in ginocchio, alla comunità sfaldata. A dire il vero, spesso anche chi abita nella parte meno colpita del paese si ritrova i ladri in casa nelle ore più improbabili. Ma questa è un’altra storia. «Proprio in quella casa inagibile», spiega Luca, indicando una porta, «hanno rubato tutta la scorta di carne dal congelatore di un pensionato: non c’era nient’altro da portare via». L’ultima razzia c’è stata alcune settimane fa a casa di un 80enne, in via delle Macerie. IL PAESE DISTRUTTO. Nel centro storico di Bazzano, alle porte della zona Est della città, dove gli aquilani nel 1424 sconfissero il condottiero Fortebraccio da Montone, restano soltanto pareti monche, strade deserte, porte semichiuse da cui s’intravedono scorci di vita quotidiana ferma all’aprile 2009. Abitazioni in cui i proprietari non rientreranno prima di 10 anni e a guardia delle quali, in qualche caso, è stato messo un cane. Il paese è, in realtà, ricco di cavità carsiche, che rendono fragile il terreno, ecco perché Bazzano ha avuto, in alcuni punti, più danni rispetto ad altri. Via Nazario Sauro, ad esempio, è la più colpita dalle scosse della notte terribile, quando dalla Statale si vedevano alzarsi, alla volta del paese vecchio, colonne di polvere. «Qui c’era un balcone che collegava due abitazioni, una di fronte all’altra», indica Bruno. Ora non c’è più, per settimane le sue macerie hanno ostruito il passaggio dalla parte bassa a quella alta del paese. Sulla vicina piazza Umberto I, invece, Bazzano ha seppellito la sua vittima del sisma. La notte del 6 aprile, in un altro vicolo di vecchie case, Luca ha tirato giù dal primo piano di una casa semi-crollata un anziano rimasto bloccato in una stanza, portandolo in braccio sulla scala. «Sembrava che ci avessero bombardato», ricorda. Tra i vicoli spunta anche «Il Palazzo». Viene chiamato così un grande edificio costruito nel 1932. «Era di mio nonno», precisa Bruno, «emigrato in America per fare il minatore e con i soldi del lavoro in miniera realizzò questo palazzo». Secondo il piano di ricostruzione dell’Aquila, per Bazzano serviranno circa 38 milioni di euro. MONTARONE. Era il punto di ritrovo dei più giovani. Il «montarone» di Santa Giusta è un punto preciso della piazza della chiesa di Santa Giusta di Bazzano, e sta proprio sotto un albero secolare, l’unico «monumento» che il terremoto non ha buttato giù. Dal 6 aprile 2009, il montarone è sempre deserto. «Era il nostro punto di riferimento da giovani», racconta Bruno. «Intorno alla chiesa ci sono cresciute due generazioni di persone nate tra il 1960 e il 1970». Mentre nei vicoli che si diramano da via Santa Giusta i ragazzi giocavano a «milu pilu» e «nascevano i primi amori», sulla piazza di Santa Giusta si ragionava, si scherzava, a volte si faceva a botte. Ma poi si tornava sempre lì, il giorno dopo, più uniti di prima. Come luogo d’incontro oggi resta soltanto il bar storico lungo la Statale: lo Chaly, ancora oggi in una sorta di container e per fare la spesa si deve prendere per forza la macchina e arrivare ai supermercati lungo la Statale. LA CHIESA. La chiesa di Santa Giusta è parte di un progetto dell’università dell’Aquila (commissionato dal Comune), che ha riprodotto in 3D otto monumenti aquilani distrutti dal sisma. Ma la chiesa vera, sotto la quale si sviluppa un tunnel che arriva fino al cimitero di San Giustino, è inagibile. «Due mesi prima del terremoto era stata riaperta al culto, dopo un lungo periodo di rifacimento del tetto», spiega Luca. Poi è arrivato il 6 aprile e la chiesa, tra le più antiche della città, costruita intorno al 1254, è da quattro anni in balìa delle intemperie. NEW TOWN. Il nuovo quartiere del Progetto Case di Bazzano è il primo a essere stato inaugurato, nell’ottobre del 2009, in presenza dell’ex premier Silvio Berlusconi. Un insediamento di quasi 1600 persone: come se fosse un piccolo Comune. Ma senza bar, negozi, alimentari, servizi. Il fulcro del quartiere è la Tenda Amica, ed è già un privilegio averla, dove si gioca a biliardino e si celebrano funerali. La Tenda Amica è diventata anche il quartier generale di alcuni comitati di cittadini che vi si riuniscono per affrontare i problemi che tutti i giorni si trovano a vivere gli abitanti della new town, o a parlare ed elaborare proposte sulle tasse e le scelte comunali. «Tanti anziani che vivono nei nuovi alloggi stanno perdendo la ragione», spiegano Luca e Bruno, «perché non possono allontanarsi a piedi, non hanno luoghi di ritrovo, si sentono soli». LA VARIANTE SUD. Dalla parte alta del paese s’intravede un ponte ancora spoglio che taglia in due l’orizzonte dei campi di Bazzano, in direzione di Fossa. È la Variante Sud-1° lotto, alla quale farà seguito, chissà quando, il 2° lotto che dovrebbe arrivare fino a San Gregorio. «È l’ultimo scempio», dicono in paese, perché questo primo lotto della variante – che collegherà la Statale 17 Ter con la Mausonia ed è costato 20 milioni – viene percepito come un’opera «superflua», soprattutto in vista di una ricostruzione che durerà decenni.
 

- da Il Centro -
 



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