INVITALIA, CENTRO TURISTICO ED EX FINMEK…PRENDONO E POI SCAPPANO?

La società statale Invitalia, avrebbe dovuto salvare il Centro turistico del Gran Sasso dal fallimento, ma nonostante le promesse, gli agi e perfino le libere consulenze concesse alla discrezionalità del presidente Comola, pescato proprio dagli assetti Invitalia perché scongiurasse il peggio, la spa comunale è sempre più a rischio.
Invitalia è uno dei carrozzoni di Stato, un po’ come le nostre società partecipate, è stata creata per attrarre investimenti e lavoro in particolar modo al sud, ma a casa non ha portato un solo successo.
All’Aquila, non ha funzionato l’operazione sul Centro turistico, avevano perfino un’opzione d’acquisto sulle quote azionarie, ma non hanno mai avuto intenzione di sprecarsi più di tanto. Mentre doveva compiersi il miracolo, Cialente ha fatto di tutto perché avessero qualcosa in cambio, e così gli ha fatto guadagnare sull’ex Finmek, comprando da Invitalia appunto, l’ex sito industriale con fondi destinati in realtà alla bonifica dell’area, pensando in tal modo di blindare la certezza, della ricapitalizzazione del Centro turistico. Le cose hanno però preso un’altra piega.
Il Comune dell’Aquila non ha oggi fondi sufficienti per bonificare il sito, mentre quello che dovrebbe diventare incubatore d’impresa, attraverso brevetti da produrre in collaborazione con la Fondazione dell’Università dell’Aquila, rischia di restare per l’ennesima volta una scatola vuota.
Una scatola pagata a caro prezzo, visto che a quel presunto incubatore, sono arrivati anche i 2milioni e mezzo di euro della gestione stralcio di Aldo Mancurti, nient’affatto risolutivi per la ristrutturazione dell’ex mensa, né lo saranno per la ripresa e la ricerca, perchè intorno agli spin off, si è creato negli anni solo un giro di favori, nepotismi e carriere universitarie.
Torniamo quindi ad Invitalia, che succhia fondi da questo territorio in qualità di consulente, come lo fa in tutto il sud d’Italia, senza essere risolutiva per rilanci economici o attrattività d’impresa riuscendo solo a sopravvivere, come del resto fanno tutte le partecipate d’Italia, in un mare di debiti che alla fine copre lo Stato. Società decotte dei Comuni, degli enti locali e della pubblica amministrazione.
All’Aquila, non può sfuggire anche la beffa. Invitalia, già Sviluppo Italia, ha prodotto in quasi tutte le Regioni propaggini societarie poi evolute in altri assetti, nella Regione Abruzzo, dopo intese, cessioni azionarie ed incorporazioni, nel giugno del 2012 nasce Abruzzo Sviluppo spa, per la promozione del sistema produttivo regionale. In questa società sono transitati i tre incubatori d’impresa di Avezzano, Mosciano Sant’Angelo e Sulmona, con personale qualificato e a costo zero. “Portati in dote”, recitava un’agenzia regionale dell’assessore Castiglione “da Sviluppo Italia Abruzzo”.
15mila mq. di capannoni gratis alla Regione, venduti invece a peso d’oro, da quella stessa compagine, all’Aquila, ricca di fondi per la ricostruzione post sisma.
E con questi presupposti, la futura ripresa economica non può annunciarsi peggio.
Ed infatti Cialente nell’estate scorsa ha scritto al ministro Passera chiedendo, per il rilancio del turismo nel cratere, una consulenza di Invitalia e della partecipata Italia Turismo che nel mezzogiorno ha generato solo perdite e debiti, neanche un successo imprenditoriale o un rilancio vero, eppure il Sindaco del capoluogo, è ancora disposto a rischiare il tutto per tutto, pur di servirsi di società romane perdenti, che all’Aquila hanno preso soltanto.
Se questa è la ‘dogana’ dello Stato, cioè un modo per riprendersi una quota parte di quanto sta mettendo sulla ricostruzione, non possono certo credere che ce la berremo come niente fosse, cornuti e mazziati, come si suol dire. Almeno la dignità, andrebbe lasciata integra.


- da L'Editoriale -



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