Partecipate e controllate, gioie (per pochi) e dolori (per molti)

- di Stefano Leone - Una società partecipata è una società nella quale una quota di capitale sociale è di proprietà di un Ente pubblico. Una società controllata è una società nella quale l’Ente pubblico detiene la maggioranza assoluta delle quote societarie. Negli ultimi anni le società partecipate dalle Regioni e dagli Enti locali sono state investite da interventi normativi di ampio respiro, tesi a estendere ad esse il regime giuridico che caratterizza i loro enti di riferimento. A partire dagli anni novanta, dopo le privatizzazioni degli enti pubblici, economici e delle aziende speciali, si è assistito ad una massiccia diffusione di società commerciali per lo svolgimento di funzioni amministrative e per la erogazione di servizi pubblici.
Tale fenomeno scaturisce in larga misura dall’esigenza di perseguire una maggiore efficienza nello svolgimento di funzioni e servizi pubblici, sul presupposto che questa possa essere meglio garantita da strumenti di diritto privato; ma può essere anche interpretato quale reazione degli enti territoriali alla stretta economica imposta dalle leggi finanziarie degli ultimi anni, che ha spinto gli amministratori pubblici ad esternalizzare molte attività, alleggerendo i bilanci dei relativi oneri, e trasferendo alle società cui tali attività sono state affidate il relativo personale.
Di recente, spinto dalla necessità di reagire all’uso, non di rado, piuttosto disinvolto che è stato fatto di questi strumenti, il legislatore ha avviato un complesso percorso di pubblicizzazione della disciplina giuridica applicabile alle società commerciali partecipate da Regioni ed Enti locali. Insomma, venendo fuori dal linguaggio sobrio, pulito, bocconianamente politichese, le partecipate e le controllate si sono trasformate nel corso del tempo, in stanze dai bottoni dorati, nelle quali sistemare personaggi-satelliti della politica, oppure i personaggi politici stessi che, fatti fuori dal consenso elettorale, vengono tenuti in vita con le poltrone e prebende delle controllate e partecipate. L’Abruzzo è isola felice in questo? Ma neanche per sogno. Fare l’elenco delle società che sono diventate vere e proprie mangiasoldi pubblici sarebbe scontato e per nulla originale; meglio sarebbe se, il legislatore rimettesse mano alla materia. Si faccia in modo che, politici e amministratori di Enti sul territorio, non abbiano margini di manovra tali da decidere senza rendere conto a nessuno su nomine e assegnazioni di ruoli a personaggi, il cui c.v. spesso, nulla ha a che vedere con ciò che la partecipata andrà a gestire. Insomma, invece di essere gioie (per pochi) e dolori (per molti), che tornino ad essere vero e proprio salvadanaio dell’Ente di riferimento e, di conseguenza dei cittadini.



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