Sempre più fitto il mistero della scomparsa del 23enne austriaco sul Gran Sasso

Diventa sempre più fitto il mistero legato alla scomparsa del 23enne austriaco Patrik Hermann Weilharter. Fitto tanto quanto i boschi sulle pendici del Gran Sasso che da sabato sera vengono battuti dalle squadre di soccorritori. Il giovane austriaco ha scelto una zona impervia e molto vasta per scomparire. Ha parcheggiato l’automobile, un’Alfa 159, in una pineta appena fuori il piccolo paesino di San Pietro di Isola del Gran Sasso, presumibilmente martedì 14. Quel giorno, infatti, alcuni fungaioli hanno visto sfrecciare l’auto grigia verso la pineta. E gli stessi fungaioli sabato scorso hanno avvistato l’auto parcheggiata senza le targhe: così, insospettiti, hanno avvisato i carabinieri. Da allora sono scattate le ricerche. E i contatti con la famiglia, raggiunta tramite la polizia austriaca. La famiglia era già in allarme. La madre ha raccontato di non riuscire a parlare con il figlio dal 13 maggio. Il ragazzo ha detto alla madre e al suo compagno che sarebbe andato in Germania per trovare un lavoro. I familiari lunedì sera hanno aperto un profilo su Facebook chiamato “Suchen Patrik Weilharter”, cioè ricerca di Patrik Weilharter: in 24 ore i contatti sono stati 3.140. Tanti austriaci hanno voluto condividere l’appello a dare qualsiasi notizia utile sulle ultime ore del 23enne di Salisburgo. Sul profilo - su cui sono state pubblicate diverse sue foto, anche con la divisa da calcio e alcuni particolari fra cui il tatuaggio sul polpaccio - è pubblicata anche un’intervista alla sorella Petra che parla di una situazione «sempre più confusa e preoccupante. La sua scomparsa è inspiegabile. Patrik avrebbe dovuto iniziare un lavoro in Germania dal 13 maggio per montare delle pale eoliche, però lì non è mai arrivato. Invece hanno trovato la sua auto sul Gran Sasso. Non è possibile che sia andato lì in vacanza, non ha mai avuto interesse per la montagna e le escursioni». La sorella Petra ripone molte speranze negli appelli su Facebook: «Speriamo che qualcuno si faccia vivo e dia sue notizie». Per giorni i familiari hanno continuato a telefonare al numero del ragazzo, ma risultava sempre spento. Ma ieri il cellulare è stato trovato. I carabinieri hanno praticamente smontato gli interni dell’auto e l’hanno trovato nascosto, con la batteria staccata. Probabilmente per non far rintracciare il segnale risalendo alle celle. La polizia austriaca ha peraltro fatto sapere che sono state fatte delle verifiche sul traffico della sim card e non risulta che siano state fatte telefonate in Italia. Parallelamente alle indagini sulla scomparsa del ragazzo, proseguono le ricerche, che coinvolgono, oltre ai carabinieri, vigili del fuoco, Forestale, Soccorso alpino, Croce rossa (che ha allestito una tenda mensa per i soccorritori) e da ieri anche il gruppo Sagf della Finanza, specializzato in questo tipo di interventi. Per oggi è stato richiesto anche l’intervento della squadra “forre” della delegazione speleologica abruzzese del Soccorso alpino: dall’alba i tecnici del soccorso percorreranno il tratto inferiore del Fosso di Malepasso, che solca il versante nord-est del monte Brancastello. Ieri, invece, in ausilio al Soccorso alpino teramano, un gruppo dell’Aquila da Campo Imperatore è sceso sul versante teramano del Gran Sasso da Vado di Corno. E’ stata ispezionata anche la parete rocciosa vicino a San Pietro. Tutto questo oltre alle ricerche con le unità cinofile e con gli elicotteri dei vari corpi. Le probabilità di ritrovare il giovane austriaco sono poche. In primis perchè la zona da battere è molto ampia: da San Pietro si accede in pratica a tutta la catena del Gran Sasso, dal Brancastello al Prena fino anche al Corno Grande. Ma anche perché molti indizi fanno pensare che non si sia trattato di un incidente di montagna. Anche perchè il ragazzo, che fa l’elettricista, ha avuto di recente un incidente sul lavoro che gli ha causato un trauma alla caviglia. Ci sono poi parecchi indizi che vanno valutati con attenzione. Innanzitutto la scelta del posto: niente lo lega all’Abruzzo e a Isola del Gran Sasso. Poi come ha lasciato l’auto e che cosa si è portato via. Il 23enne ha svitato le targhe e le ha messe nell’abitacolo, ma pare sia una prassi consueta in Austria quando si lascia la vettura per parecchio tempo: le targhe sono personali, alla stregua dei documenti. Ma ha lasciato nell’auto - nella tasca dello sportello del guidatore - anche il portafoglio con i documenti e circa 550 euro. Nell’auto ha poi lasciato il giubbotto, gli scarponi da lavoro, un cuscino, il caricabatterie e il telefonino. Ha portato invece con sè un borsone con vestiti e un casco da lavoro. Le chiavi dell’auto le ha nascoste su un pneumatico, sotto al parafango. Tutto questo farebbe scartare l’ipotesi di un suicidio, visto quello che si è portato dietro. Può aver trovato lavoro in un’impresa edile della zona, aver lasciato l’auto facendosi venire a prendere dai colleghi. Ma non si capisce perché non comunicare con la famiglia. In tanti ormai pensano che il ragazzo abbia voluto semplicemente far perdere le proprie tracce. Ma non si capisce perché abbia lasciato il denaro nell’auto. Forse pensa di tornare e riprendere auto e denaro.



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