Roio: una giornata nel cuore del cratere

di Fulgenzio Ciccozzi – Capita, ogni tanto, di sfogliare gli album fotografici che ritraggono momenti di vita vissuti tra i vicoli degli abitati travolti dal sisma. C’è sempre una foto, però, che cattura la mia attenzione più delle altre. Un’istantanea scattata in una strada di Roio Piano, nel 2008, che ritrae una bimba che gioca con una palla. Le case sbiadite che si vedono sullo sfondo non ci sono più e quella ragazzina, nel frattempo divenuta adolescente, non può più condividere i suoi passatempi con altre coetanee in quel piccolo mondo. L’immagine, tradotta in un linguaggio grafico acromo dall’effetto mosso, esprime un insieme di emozioni che lasciano intendere la provvisorietà degli spazi umani che continuano a modificarsi in base alle esigenze della gente e a evolversi, a volte bruscamente, assecondando il perenne modellarsi dell’ambiente naturale.

Questo difficile contesto urbano che si esprime in una delle tante periferie rurali dell’aquilano sembra avere il suo epilogo nell’oblio che caratterizza l’aia del paese.

IL mondo tra le mani-Luogo un tempo ingentilito dai frutti agresti dell’operato umano e perno della vitalità della comunità locale. La gente, riunita in consorzi, è occupata in un caotico susseguirsi di riunioni per espletare le pratiche burocratiche che in questo momento (vista anche la scadenza per la consegna delle schede parametriche) sovrastano gli impegni per la ricostruzione. La fibrillazione operativa che caratterizza gli studi tecnici, sommersi da un abbondante carico di lavoro, attestano la perseverante volontà dei cittadini di riprendersi quanto perduto. In questi convulsi momenti in cui si sta discutendo il futuro di tante persone si è aperto uno spiraglio di luce che prevede il reperimento, su base pluriennale, di risorse finanziare pari a un miliardo e duecento milioni (in aggiunta allo stanziamento Cipe) che verranno erogate attraverso il meccanismo dell’anticipazione bancaria.

E’ chiaro che stando così le cose, i fondi verrebbero utilizzati in un lasso di tempo inferiore a quello previsto (2014-2019) lasciando scoperto un periodo che poi rallenterebbe di fatto il processo di ricostruzione. A questo punto si rende assolutamente necessario trovare una soluzione legislativa che assicuri un processo continuativo dei lavori al fine di veder ricostruita la nostra città e i nostri paesi con tempistiche sufficientemente definite. In questo momento, a spargere sale sulle ferite del “cratere” ci sono le continue richieste dei conguagli delle utenze e delle tasse sospese che finiscono per mettere a dura prova gli animi degli aquilani i quali non ne possono più di fare i conti con le solite confusionarie direttive che rispecchiano perfettamente il caos che alberga tra le istituzioni.

C’è inoltre da fare i conti con la crisi dell’edilizia la quale ingoia, più o meno direttamente, anche questo scorcio di terra che sul mattone, e non solo, dovrà porre le basi per la sua ricostruzione materiale e sociale. Un po’ di ossigeno sembra portarlo il decreto sugli incentivi fiscali. Tra gli interventi agevolabili c’è anche il bonus sull’adeguamento strutturale degli edifici che presentano condizioni di alta vulnerabilità.

Evidentemente le tragedie degli ultimi anni e le ingenti spese (245 miliardi di euro dal 1944 a oggi) insegnano che è meglio investire sulla prevenzione. Non dimentichiamo che il 44% del suolo peninsulare, su cui vivono circa 22 milioni di persone, si distribuisce su aree a elevato rischio sismico. In tale clima di incertezze, lenite da un moderato entusiasmo frutto dell’evolversi degli ultimi eventi, si riesce a trovare comunque la volontà di celebrare San Franco.

Il religioso “ambientalista”, il cui anniversario ricorre il 5 giugno, visse in un periodo di pieno fermento economico e sociale che in qualche modo preparava il terreno per tradurre in realtà una delle opere più straordinarie del medioevo: l’edificazione dell’Aquila.



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