Paganica “Sempre caro mi fu quest’ermo Colle”...

Dopo l’entusiasmo e la commozione  dell’anno scorso, anche quest’anno gli abitanti e i nati in via Fonte Nuova nel rione Colle, nel pieno centro storico di Paganica, , si sono ritrovati sabato sera in Via delle Volpi ai bordi delle macerie la dove quella notte del 6 aprile grande fu la distruzione delle antiche ma popolate abitazioni.  Oltre 150 persone per lo più meno giovani, in un unico banchetto lungo una cinquantina di metri,  come a ricordare, la vicinanza della porta accanto, dove nelle lunghe sere d’estate si ritrovavano, sulle scalette che davano su quella via. Sarà pure nostalgia dei ricordi del passato, ma anche recente, che i promotori di questa iniziativa, hanno dovuto limitare la partecipazione agli “aventi diritto” per esigenze logistiche, in quanto molti ex abitanti  delle vie adiacenti, avrebbero voluto partecipare. All’ingresso della via in un gonfiabile il saluto agli ospiti, con la scritta “Benvenuti aju Colle de na Vote”, quasi a ricalcare il titolo del libro pubblicato l’anno scorso da chi scrive, “Paganica: U Colle de na vote e ju disastru deju tarramutu”edito da Infomedia Group. Verso la metà della tavolata, di nuovo un grande telo con una scritta di leopardiana memoria “Sempre caro mi fu quest’ermo Colle”dalla nota poesia l’Infinito! Prima che sulle macerie del centro storico, scendono le ombre della notte, a flotte ma con il passo lento del peso degli anni si apprestano a vedere ciò che è rimasto delle loro case dopo le demolizioni. Spazi vuoti, vicoli non più distinguibili, cataste di pietre lavorate che definivano le forme degli archi e delle porte e finestre delle loro case che attendono, chissà quando,  la loro ricollocazione. Tra un ricordo e l’altro, una voce femminile dall’altoparlante annuncia che la cena è pronta e invita tutti a prendere posto, le luci predisposte per la circostanza si accendono e almeno per una serata le ombre delle abitazioni circostanti riprendono forma. Tra gli invitati alcune famiglie di emigranti nativi del luogo che hanno conciliato la data delle loro ferie, per essere presenti alla cena. Loro non hanno vissuto quella maledetta notte, così raccontano con un dialetto non più in uso, la loro infanzia vissuta tra quei vicoli e gli occhi si lucidano nei ricordi.  Inizia la cena che se pur nella sua genuina qualità, è solo un pretesto per ritrovarsi dopo un anno ancora insieme, si, purtroppo più di una persona nel frattempo è passata a miglior vita. Dall’alto del Colle, le luci disegnano il nuovo perimetro del paese, tra le casette sorte nel post sisma, MAP e abitazioni dei progetti CASE, hanno divorato una buona fetta di territorio che da secoli ha dato da mangiare ai nostri avi.  A tardi sul telone bianco vengono proiettate immagini di una trentina di anni fa con una grande partecipazione della popolazione, ma ciò che ti prende oggi, è la mancanza di quelle vie, quelle piazze, quei spazi di cui prima non ti rendevi neanche conto di averli.         
                             

 



Condividi

    



Commenta L'Articolo