Il neo rettore: "abbiamo messo in campo borse di studio grazie al Gran Sasso Science Institute&

Più corsi di laurea a numero chiuso, stop all'esenzione delle tasse per tutti, maggiori progetti e scambi con altre Università. Sono solo alcuni dei provvedimenti che intende attivare fin dai prossimi mesi il nuovo rettore dell'Ateneo, Paola Inverardi. La ex preside della facoltà di Scienze sostituirà Ferdinando di Orio dal primo ottobre ed ha già pronto un pacchetto di misure per rivoluzionare l'Università del capoluogo. Obiettivo: un Ateneo di qualità, magari di dimensioni inferiori rispetto all'attuale, in cui ci sia però un alto numero di studenti "attivi", che frequentino le lezioni e sostengano gli esami con regolarità e che magari possano risiedere all'Aquila a prezzi sostenibili. Insomma, un Ateneo tutto da riscrivere. Quale sarà la questione che affronterà per prima una volta preso servizio? A parte la gestione delle questioni correnti, voglio affrontare l'annoso problema di alcuni corsi di laurea con un numero molto alto di iscritti: si tratta soprattutto delle facoltà che assorbono anche la domanda di chi non è rientrato ai corsi a numero programmato di Medicina e delle professioni sanitarie. Un problema che risolveremo certamente dall'anno prossimo. Come intende far fronte a quest'emergenza? È inevitabile introdurre il numero programmato. Per quest'anno non lo abbiamo fatto perché c'erano margini di manovra consentiti dalla legge. Dal 2014/15 avremo requisiti più stringenti, quelli del decreto 47 che fissa requisiti per ogni classe di laurea. Se si supera il numero di studenti stabilito, le risorse devono aumentare in modo proporzionale. In alcuni corsi di laurea il problema non c'è, ma per quelli della classe di Biologia i numeri di studenti stabiliti per legge sono più bassi rispetto a quelli che abbiamo (Biologia 150; Biotecnologie 75; Psicologie 300). L'anno scorso abbiamo avuto 800 iscritti solo a Psicologia e le facoltà aquilane di Biologia e Biotecnologie sono tra le pochissime in Italia che non hanno numero programmato e ogni anno hanno moltissimi iscritti, che magari passano alle facoltà mediche negli anni successivi al primo. L'aumento dei corsi a numero chiuso è, insomma, una decisione in parte imposta. Dovremo attivare una politica di orientamento rivolta a riempire le classi dei corsi più depauperati. Per Matematica, Fisica, Chimica abbiamo messo in campo, per esempio, borse di studio grazie al Gran Sasso Science Institute. Questa specifica posizione è stata più volte osteggiata dagli studenti, già in sede di elezioni. Chiunque fosse diventato rettore avrebbe dovuto affrontare il problema. Bisogna ricordare, inoltre, che numeri molto alti su alcuni corsi di laurea penalizzano l'apprendimento. Non possiamo garantire se non con il numero programmato il diritto allo studio. Voglio comunque fare un'analisi dei dati a disposizione per capire quanti sono gli studenti produttivi mediamente: bisogna garantire l'accesso a tutti loro. Un'altra emergenza da affrontare subito sarà il ritorno di parte degli studenti di Ingegneria a Monteluco. Il rientro è confermato per il primo ottobre. Ci potrebbe essere solo qualche giorno di ritardo per le certificazioni. In totale, all'inizio, torneranno circa 2000 ragazzi. Nei prossimi anni contiamo di riportare tutta la facoltà lì. Dal prossimo anno terminerà l'accordo col Governo per l'esonero delle tasse. Tornerà alla carica per chiedere un'altra proroga? Quella sulle tasse è stata una battaglia giusta per i primi tre anni: un provvedimento immediato, facilmente spendibile, emergenziale. Già la seconda tranche non è stata utile perché ha impedito di riflettere su come uscire dall'emergenza. Oggi perseverare sarebbe controproducente. Mi sembra un'azione disperata di una struttura che non ha alternative. Non è la proroga di un anno che risolve i problemi. Vorrei introdurre una politica di tasse che ci permetta di arrivare all'esenzione fino al 100% per gli studenti con famiglie con reddito basso, ma molto bravi. Già da quest'anno bisognava tornare a regime, la proroga dell'esenzione è stata una toppa, se così si può dire. Queste misure potrebbero significare perdere presto numeri consistenti di studenti. Il nostro interesse è avere un'Università solida che non si fondi su fenomeni transitori. Se arrivassimo a capienza su tutte le classi di laurea saremmo un Ateneo con un numero di studenti accettabile. Nei prossimi anni ci saranno meno studenti di oggi, è certo: attualmente sono più di 25mila, di cui attivi 20mila. Sono questi ultimi quelli da salvaguardare. L'Ateneo cresce se cresce il numero dei dipendenti. Di conseguenza è possibile anche aumentare l'offerta formativa e quindi gli studenti. Vorrei andare subito al Ministero per concordare un piano di acquisizione risorse compatibile con la nostra situazione particolare, che ci permetta di non rispettare i vincoli sul personale docente e amministrativo: nei prossimi due anni infatti la legge prevede un turn-over solo al 50%. Penso a una Università aperta, rivolta sia al territorio che alle realtà accademiche italiane e straniere. Gli accordi tra Atenei sono vitali. Abbiamo attivato, per esempio, un progetto sulla fisica dell'atmosfera con la Sapienza. Il Comune ha approvato un ordine del giorno per il quale alcuni progetti di Case, saranno dedicati alla residenzialità degli studenti. È d'accordo con questo indirizzo? Abbiamo parlato del progetto con il sindaco. L'intenzione comune è di partire subito, anche se con numeri più simbolici che effettivi, soprattutto sulle realtà di Coppito e Roio. Siamo favorevoli a questa proposta, speriamo abbia un effetto di calmieramento sugli affitti. Credo che attualmente case private da affittare in città ci siano, quello che non c'è è una politica di controllo degli affitti e di impegno del Comune. Penso ad un progetto di residenzialità diffusa per gli studenti, attraverso un contratto tipo, allineato con gli affitti dell'Adsu. È importante che gli studenti siano residenti perché siano più produttivi. Attualmente sono circa quattromila gli universitari residenti, prima del terremoto erano 8mila. L'obiettivo è arrivare a 10mila. Il suo mandato durerà sei anni. È un tempo sufficiente a suo avviso per rivoluzionare come vorrebbe l'Ateneo? Sei anni sono sufficienti per mettere in campo una strategia e dargli le gambe per camminare, promuovere un Ateneo attore della ricostruzione della città. Vorrei formare una generazione dirigente giovane che possa proseguire questo discorso.

- da Il Centro -



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