Cialente anticipa la decisione e lascia: “Non sono più utile a questa città”

Aveva detto che avrebbe preso tempo e comunicato la sua decisione lunedì. Un clima «cambiato» e alcuni segnali hanno spinto, però, Massimo Cialente a rompere gli indugi e ad annunciare oggi pomeriggio le sue dimissioni da sindaco dell’Aquila.
A quasi cinque anni dal terremoto, la città aspetta ancora fondi per la ricostruzione ed è stata investita da una nuova inchiesta della Procura per presunte tangenti sugli appalti che, per la prima volta, coinvolge il Comune. Mercoledì scorso quattro arresti domiciliari e altrettanti avvisi di garanzia, uno dei quali al vice sindaco, Roberto Riga, che poi si è dimesso. Ma non è la bufera giudiziaria a motivare la scelta di Cialente. Piuttosto un clima avvelenato anche da certi articoli di stampa usciti oggi, che tirano in ballo la sua famiglia. «Me ne vado nell’interesse della città», anche perché «con quale forza il sindaco rappresenta ancora la credibilità?».
L’annuncio Cialente lo ha fatto in una conferenza stampa fiume in cui non ha risparmiato nessuno. Ha ringraziato la magistratura, «in modo non formale. Ben venga il loro lavoro». Strali, invece, contro l’attuale Governo i cui esponenti, a differenza di quelli degli esecutivi guidati da Berlusconi e da Monti, non hanno «mai risposto alle mie telefonate, ed è umiliante, non per Cialente, ma per un sindaco». Contro il presidente Napolitano, che non ha firmato il decreto con cui L’Aquila avrebbe potuto ricevere fondi. «Ho pagato il fatto di aver rimosso le bandiere tricolori dalle sedi comunali e di aver riconsegnato la fascia tricolore» ha continuato ricordando quando, nella primavera dell’anno scorso, per protestare contro il mancato arrivo di fondi, mandò al Quirinale la fascia, minacciando le dimissioni.
«Non rimango neppure se me lo dovessero chiedere Renzi e Letta, non si è mai visto un generale che guida il suo esercito con un cavallo zoppo» ha risposto all’unica domanda che i giornalisti sono riusciti a fargli prima che abbandonasse la sua stanza annunciando che sparirà «per un po’». Ripercorrendo le tappe fondamentali del suo secondo mandato - è stato confermato sindaco nel maggio 2012, dopo aver guidato L’Aquila per cinque anni - Cialente ha detto: «In fondo è stato il ministro Trigilia a “dimettermi” quando, in un’intervista due giorni fa, ha detto “il Comune non chieda più soldi” e, nello stesso giorno, in una riunione con il rettore dell’università aquilana, ha parlato di piano di rilancio dell’ateneo e di piano regolatore della città, senza il sindaco».
Clima commosso nella conferenza stampa, nel corso della quale, però, Cialente non ha mancato di denunciare l’aggressione mediatica che, nelle ultime ore, ha coinvolto anche la sua famiglia. Una «truffa della cognata del sindaco, caso finito su Canale 5 e sul Tg1» ha ricordato Cialente, citando anche un articolo del Fatto Quotidiano legato alle intercettazioni di un ex assessore della sua Giunta che facevano parte di un’inchiesta archiviata due anni e mezzo fa. «Allora - ha dichiarato - mi sono chiesto che cosa è cambiato». Mentre Cialente nella sede comunale annunciava la sua rinuncia, a qualche chilometro di distanza, nel centro storico, oltre 500 aquilani affollavano piazza Duomo in una manifestazione promossa dai movimenti civici per chiedere le dimissioni. Uno dei partecipanti, appresa la notizia, l’ha data al microfono tra gli applausi e l’entusiasmo generale.
«Lascio con grande rammarico, però anche con una nota di ottimismo, che è quella che la città si interroghi se esistono zone d’ombra - ha detto Cialente -. Arriverà un nuovo sindaco che spero ci metta la stessa mia passione, il mio stesso amore, il mio stesso coraggio». Si voterà il 25 maggio. «Non ho mai avuto un avviso di garanzia; anzi, ne ho avuto uno per una fogna abusiva. Credo sia cambiato qualcosa e non per un fatto accidentale. È cambiato un clima e non alimentato dalle opposizioni, ma è scattato qualcosa alimentato dal lavoro prezioso della magistratura». 


 



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