Il riscatto del dialetto, De Mauro: «Riscoperto dopo il sisma perché unisce la gente»

 Il dialetto, per anni nascosto e deriso, oggi vive la sua riscoperta, come valore che ci identifica. A questo tema il «Pianeta maldicenza», festival della critica sincera e costruttiva nella tradizione, da due anni dedica attenzione. «Dopo il sisma», ha spiegato Angelo De Nicola, presidente della confraternita dei devoti di Sant’Agnese che organizza il Pianeta Maldicenza, «c’è stata una vera riscoperta del dialetto e dunque abbiamo creato un presidio permanente, collegando il nostro “dire il male” a questa riscoperta identitaria». La manifestazione è stata inaugurata ieri al liceo «Cotugno» con la seconda edizione del convegno «Il dialetto come presidio dell’identità civica». Presente, ma solo con un contributo video perché trattenuto da impegni istituzionali, il linguista e già ministro dell’istruzione Tullio De Mauro. Di recente, insieme ad Andrea Camilleri, ha scritto il libro «La lingua batte dove il dente duole», sul valore del dialetto. «Fino a tutti gli anni ’60, ha spiegato De Mauro, «la scuola condannava i dialetti, nonostante grandi intellettuali ritenessero che bisognasse partire da quelli per muovere verso la conquista della lingua nazionale. Gli alunni venivano derisi per il loro uso del dialetto, e molti abbandonavano la scuola. Oggi il 7% della popolazione parla una lingua diversa da quella nazionale, e il dialetto diventa terreno di intermediazione tra le lingue straniere e l’italiano. Attraverso il dialetto lo straniero entra a far parte del Paese». Il dialetto all’Aquila, dopo il terremoto, ha avuto una vera riscoperta: «Jemo ’nnanzi», «L’Aquila è morta? Zieta è morta», «Ju tarramutu» sono solo alcuni dei detti in cui tutti si sono identificati dopo il sisma. «Nel dramma», ha detto De Mauro, «ci stringiamo intorno a ciò che abbiamo di più profondamente comune, questo è il meccanismo che ci riporta a scoprire il valore delle radici sociali, spesso dimenticate o considerate banali». Al convegno hanno partecipato la professoressa Marina De Marco, la linguista Doriana Scarsella, Flavia Stara presidente della Società «Dante Alighieri» e l’assessore Elisabetta Leone, attuale vicesindaco. «Questa festa», ha detto Leone, «celebra la cultura popolare, quella che rende forte la comunità, che oggi va avanti grazie anche ai giovani».


- da Il Centro -

 



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