Dopo qualche giorno di pausa è tornata la neve

 E’ tornata la neve ieri sera ad Assergi e in tutta l'area dell'Aquilano. La tregua è durata poco più di una settimana. Poi, dal tardo pomeriggio di ieri, ha ripreso a fioccare. In serata le strade della città erano nuovamente imbiancate. I mezzi spazzaneve e spargisale sono tornati sulle strade, anche durante la notte, soprattutto su quelle più importanti nei collegamenti, per cercare di alleviare i disagi agli automobilisti, soprattutto a quanti, per lavoro, avevano necessità di spostarsi. E ciò anche per eliminare i problemi causati dal ghiacchio al mattino presto.  Oggi è previsto un peggioramento delle condizioni meteorologiche con precipitazioni anche intense. Le nevicate potranno interessate anche le località sui 600 metri ma non si esclude qualche imbiancata a quote più basse.

Penso che la neve sia una delle cose più ambigue che la natura potesse regalarci. Bianca, candida, soffice, fa sorridere i più davanti alle finestre mentre la vedono scendere come un sipario a fine giornata, nel caldo rassicurante delle loro case, di una tazza di thè o di un abbraccio consolatorio.
Lenta, inaspettata, capace di mascherare le cose che conosciamo dando loro un aspetto surreale ed inedito: questo è per me, la neve.
Anche quando ero piccolo, rimanevo sempre incantato davanti alla finestra ad osservare come ogni singolo fiocco scendeva separato dagli altri, mente tutti insieme si ammassavano su tetti, balconi, strade. Una bianca invasione alla quale non possiamo fare altro che restare inermi, e guardare, ed aspettare che smetta.
Il suono della neve mi ha sempre inquietato. Quel lieve, quasi impercettibile rumore che viene spesso coperto dai nostri stessi pensieri che fa la neve quando scende e si accascia un fiocco sull'altro. Prima uno, poi un altro, poi un altro ancora.
E nel vederla scendere, tutta unita nelle nostre menti ma ancora separata e falsamente indistinguibile, io mi sento inerme, incapace di dare risposta alle mie domande o di fare qualcosa che possa farmi sentire più sicuro. Lei scende, ed io non la guardo. La ascolto.
La ascolto cambiare il paesaggio, darti l'impressione di aver fatto un viaggio verso un'altra terra lontana, la ascolto mentre parla, scende, senza neanche sapere lei dove andrà a finire. Che sia un marciapiede, il tetto di un'auto, la lingua di un bambino che la vuole assaggiare per sentirne il sapore, non il suono. Ed io la sento, ma non riesco a capire cosa mi dice: mi parla, comunica, come se ogni fiocco fosse una lettera diversa ed il suo poggiarsi sulla mia mano o sulle mie scarpe provocasse il suono di parole che dovrei riconoscere, ma non riesco.
Il giorno dopo arriva il sole, o la pioggia, che se la porta via, le neve ed il suo rumore, ne cancellano il bianco ridando alle cose il loro colore naturale, e tutto torna come prima. E quelle parole, che tanto ho cercato di decifrare quella sera, o quel pomeriggio, dalla mia stanza, da dentro una macchina, lasciano il posto a parole di cui capisco il senso ma che forse non mi servono più. Fino a quando non tornerà a farsi sentire, la neve, ed io sarò ancora incapace di capirla.

 



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