Cocaina per i festini delle notti aquilane

C’è anche un certificato medico che attesta l’«alterazione del ritmo cardiaco» del gestore di un noto locale, che accusa un malore nel corso di una serata, agli atti dell’inchiesta condotta dagli uomini dell’aliquota operativa della Compagnia dei carabinieri dell’Aquila che ha portato a cinque arresti (con altri 19 indagati a piede libero) per un vasto giro di cocaina. I LOCALI. Polvere bianca che circola, come confermano gli atti degli investigatori, dal bar del centro a quello di periferia, dal ristorante chic all’autolavaggio. Insomma, un consumo a tutto campo con quella che i carabinieri chiamano «un’organizzazione di carattere permanente» che ha contatti con la mala campana e che in città può contare su una rete di distributori. Alcuni dei quali sono a loro volta assuntori, ma rappresentano il «secondo livello», la «frangia aquilana» quando i campani tornano a casa e staccano i telefoni dopo essersi dedicati «anche per intere settimane alla predisposizione di appuntamenti per la cessione della droga». Aquilani che sfruttano anche la parentela per fornire «copertura e appoggio logistico alle cessioni». Che avvengono sia in strada sia nei locali pubblici, senza soste. Cessioni destinate a un vasto campionario di consumatori. Si va dai professionisti (coinvolti un avvocato e un commercialista) agli artigiani (operai, pittori edili, meccanici), dai gestori di locali alla moda fino ai dipendenti di enti pubblici (come la Regione Abruzzo). Ovviamente, per le pari opportunità, fanno parte del gruppo anche alcune donne. LA LISTA SEGRETA. C’è una lista segreta di consumatori che non sono stati indagati non solo perché nessuno li ha visti spacciare ma anche perché hanno affermato di essere entrati in contatto con i principali indagati campani per acquistare «mozzarelle di bufala». Il mezzo più utilizzato per le trattative è il telefonino. Tra due degli indagati si registrano 233 contatti nel periodo di «osservazione» operato dai carabinieri. Telefonate spesso mascherate. Infatti, per evitare di essere scoperti, gli interlocutori cambiano spesso nome e anche luoghi di incontro. Ma alla duecentesima telefonata anche uno degli irriducibili del giro alla fine sbotta: «Prima o poi mi arrestano, a ’sto telefono..vedrai tu...vedrai tu...».

- da Il Centro -
 



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