Casette provvisorie il comitato vuole il dialogo con il Sindaco

Trasformare le casette provvisorie in manufatti permanenti. Con questo obiettivo, il Comitato 58 apre la strada al dialogo con il Comune. Forte di adesioni che crescono di giorno in giorno, e dopo la grande partecipazione all’assemblea aperta di venerdì, il comitato che riunisce i proprietari delle strutture sorte grazie alla delibera 58 è pronto a confrontarsi con l’amministrazione. Il primo passo sarà quello di chiedere un incontro con il sindaco Massimo Cialente, sollecitando l’attivazione di un tavolo tecnico disponibile a vagliare le proposte per risolvere il problema delle 1050 casette realizzate dopo il sisma ed edificate, per la maggior parte, su terreni agricoli o in aree bianche. In base alla delibera varata a maggio 2009, in piena emergenza abitativa, quelle strutture avrebbero dovuto avere vita breve, e cioè al massimo tre anni. Ne sono passati cinque, e nel frattempo sono proliferate le strutture abusive, fino a toccare quota 4500. L’amministrazione comunale, su questa vicenda, non ha ancora le idee chiare. O meglio, è spaccata tra chi sarebbe intenzionato a individuare una soluzione nell’ambito della futura pianificazione urbanistica e chi, come il sindaco Cialente e il vicesindaco Trifuoggi, sono invece pronti a mandare le ruspe. A dare man forte al comitato, nato ad aprile 2012, è stato per primo il consigliere comunale Gianni Padovani, presente all’assemblea insieme all’assessore Giancarlo Vicini e all’altro consigliere dei Socialisti Riformisti Antonio Nardantonio. C’erano anche l’assessore Emanuela Iorio e l’ex vicesindaco Giampaolo Arduini, coordinatore regionale dei Cattolici Democratici. Il presidente del Comitato 58, Antonio Fiore, è soddisfatto per la riuscita dell’iniziativa. «C’è stata una partecipazione che ha superato le aspettative», ha commentato Fiore, «tanto che sono andati a ruba i 200 moduli per l’adesione al comitato che avevo preparato. Chi è interessato a iscriversi può scaricare la scheda dal sito Internet. Ci ha fatto piacere vedere alcuni amministratori e politici, che hanno anche preso la parola. Dall’assessore Vicini è partito il suggerimento di avviare un dialogo con il Comune. Ed è quello che faremo. Abbiamo già un nostro gruppo di lavoro, tra tecnici e legali, che sta predisponendo un serie di proposte da sottoporre all’attenzione del Comune. E a breve chiederemo un incontro con il sindaco». Insomma, l’assemblea dei proprietari di casette ha deciso per il momento di sotterrare l’ascia di guerra e tentare un avvicinamento con l’amministrazione. «Abbiamo ribadito le nostre posizioni. Siamo famiglie aquilane», ha sottolineato Fiore, «che dopo il terremoto hanno investito i loro risparmi per realizzare moduli abitativi antisismici e rispondenti alla normativa. Alcuni di noi sono stati costretti a chiedere un prestito, e si sono indebitati. Ora quelle che si continuano a chiamare casette sono diventate in realtà vere e proprie abitazioni, che rappresentano tra l’altro un considerevole patrimonio privato di strutture totalmente sicure dal punto di vista sismico. Un patrimonio che non può finire sotto le ruspe. Del resto», ha concluso il presidente del comitato, «siamo stati autorizzati a costruirle e sin dall’inizio si è lasciato intendere che potevano diventare permanenti». Altro discorso per i tantissimi manufatti abusivi, sorti anche su zone a rischio idrogeologico.

- da Il Centro -

 



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