Assergi: Museo dell'Emigrante

Silvestro Medoro,1871-1956, è mio nonno, il padre di mio padre
Quirino,1905-1984.Risulta dal sito di Ellis Island, ricerca dei passeggeri, che
passò ad Ellis Island nel 1902 e nel 1906, a 31 e 35 anni.Anche questa una sorta di
transumanza in cerca di pascoli americani, in questo caso un movimento pendolare di
due oscillazioni, insolito ad una distanza così ampia in un'epoca in cui la
traversata dell' oceano Atlantico richiedeva un mese o più. Per lui non si trattava
proprio di pascolo, ma di una miniera di carbone a Dodley, Pennsylvania, da cui
trasse un gruzzoletto che gli permise di sopravvivere insieme alla sua famiglia,
moglie Domenica, e figli, Angela, sepolta in un cimitero di Philadelphia in mezzo ad
una mare di croci con nomi in tutte le lingue, Laura, Quirino ed Elide, sepolti a
L'Aquila. Anche zia Elide passò un lungo periodo di lavoro a Filadelfia, da cui
tornò nel momento della pensione avendo acquistato con i guadagni americani un
bell'appartamentino nel centro della città.
Visse dunque nonno Silvestro con i proventi di un modesto negozietto nella sua casa
di Assergi
che è rimasta sua, mai divisa fra gli eredi, per l'assenza della figlia
Angela, che viveva a Filadelphia dal 1936, e per una storia infinita di discussioni
fra coeredi viventi a L' Aquila, le cui origini, per me misteriose, sono state
seppellite per sempre con padre e zie, sempre più inconsistenti e nebulose man mano
che il tempo passa, però fortissime ed hanno finora impedito una conclusione utile
riguardo la proprietà della casa. Questa è ormai una querelle senza nessuna
possibilità di soluzione in avvenire essendo ormai dilagata dai cugini ai figli,
sparsi per il mondo, in un paio di continenti.E' una storia ancora inconclusa che
dimostra solo una sorta di volontà, mai esplicitata con chiarezza, di distruzione
del proprio passato, come una vergogna da dimenticare per sempre.
Restano di questa casa in evidente stato di abbandono, oltre le solidissime mura in
pietra, alcune suppellettili a ricordo del lavoro passato, e due diplomi degli anni
venti, incorniciati in quadri ancora appesi nella camera da letto avuti per la
nomina di Silvestro Medoro a consigliere comunale di Camarda.
Mi piacerebbe che questa casa, nata con soldi guadagnati in America strappando a
picconate dalle viscere della terra carbone che andava a rifornire le acciaierie
della Pennsylvania, diventasse la sede del Museo dell'Emigrazione, per raccogliere e
conservare a futura memoria i ricordi dell'emigrazione di Assergi
e paesi vicini,
una bella pagina della storia dell'Abruzzo, scritta da gente coraggiosa ed aperta
verso il mondo, costretta a lasciare una terra sassosa ed avara, le cui
testimonianze non dovranno andare perdute. Si tratta di corrispondenze, fotografie,
oggetti che vorrei fossero conservati in armadi a vetro, protetti dall'umidità e
dalla polvere, e da aprire per la consultazione di quanti li vogliano leggere ed
interpretare per fini di ricerca storica. Da notare che le corrispondenze riportano
memoria scritta di forme dialettali perdute, che non sono errori di lingua italiana
di cui vergognarsi, ma sono lingua parlata in anni che si allontanano
sempre di più, estinta per sempre.
E' un'idea questa, che vorrei diventasse un progetto da realizzare con la piena
partecipazione del paese, con lo sguardo rivolto al futuro anziché al passato, per
realizzare un luogo di conservazione della memoria di quanti, originari del paese,
sono per sempre lontani nello spazio e nel tempo. Potrebbe diventare un luogo di
crescita ed elaborazione di una pagina di cultura abruzzese, aperto al futuro che
sempre più ci vede terra di immigrazione ed accoglienza, dopo essere stato paese di
emigrazione e spopolamento.
Emanuela Medoro 



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