Dramma disoccupazione imprenditore trovato morto a Calascio

 «Come faccio con mamma?». Se n’è andato portandosi appresso il pensiero per l’anziana madre Elio Bartolomucci, classe 1962, residente a Calascio, piccolo imprenditore già contitolare, col fratello, di un’impresa di impianti elettrici finita nel corto circuito della crisi. Che gli aveva già portato via tante cose. E che stava per fargli perdere, ora, le fatiche dei suoi genitori: la casa paterna, finita nel mirino dei creditori in giacca e cravatta di una banca che l’avrebbero messa in vendita. E cacciato chi vi abitava. Un vento cattivo, di morte, arrivato fin quassù, valicando le montagne che circondano uno dei centri più piccoli tra quelli pedemontani del Gran Sasso. Ieri alle 6 Elio non è sceso, come sempre, a fare colazione. La porta della sua stanza è rimasta chiusa. E l’anziana madre Concetta, 88 anni, ha telefonato al bar per chiedere aiuto. L’hanno trovato senza vita. Sulle cause indagano i carabinieri. Come pure sull’ipotesi del gesto estremo. Sulla scena resta un’immagine già immortalata da Michelangelo: una madre che piange il figlio morto. Sconcerto a Calascio per la scomparsa del 52enne che ha dedicato, raccontano i compaesani, tutta una vita al lavoro. Adattandosi anche a fare l’operaio a giornata, ora qua ora là, tra Ofena e Capestrano, per sbarcare il lunario. Non sempre, dicono quassù, riscuotendo «la giusta mercede». Una scalata infinita, una rincorsa continua che ieri si è bruscamente interrotta. La ditta di impianti elettrici non è sopravvissuta alle prove difficili del momento. I problemi sono arrivati tutti assieme. E con essi i debiti, i primi pignoramenti. Le visite dell’esattore. Come in un gorgo mortale, anche la casa è finita nel mirino della banca. Per risparmiare un altro trauma all’anziana genitrice, si erano inerpicati fin quassù anche assistenti sociali, medici legali. Avevano pensato, per lei, a un trasferimento in casa di riposo. Gli ultimi giorni, raccontano in paese con estrema ritrosia, erano stati di grande angoscia. E, per lui, di un tormento indicibile. Ogni bussata alla porta un sussulto. In quella casa, anche mettere una firma sotto a un atto di donazione era diventato un terrore. Eppure, a ridare i soldi alle banche ci avevano provato. Ma il gorgo li ha trascinati giù. «Un grande lavoratore», dice mentre piange il sindaco Antonio Matarelli, che si fa portavoce del dolore della minuscola comunità calascina. «Sono profondamente addolorato e segnato da questo dramma. Una famiglia dignitosa, laboriosa. Elio? Un pezzo di pane, ha sempre lavorato, gli volevamo bene». Eppure non è bastato. È arrivata la ventata cattiva, è entrata in quella stanza e ci è rimasta. Neppure un posto così piccolo – e così ameno – è riuscito a custodire la vita di Elio. Ora c’è da fissare la data di un funerale.

- da Il Centro -



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