MORI' SUL GRAN SASSO, UDIENZA CONCITATA - LA TESTIMONIANZA DI MARIO GIUSTI

Un’udienza molto concitata quella riguardante il processo a carico dell’escursionista Paolo Antonio Scimia, 35 anni, accusato di omicidio colposo per un presunto mancato obbligo di protezione verso il compagno di cordata, meno esperto, Massimiliano Giusti che, trovandosi solo a 2700 metri in piena bufera, fu trovato morto mentre l’imputato si salvò. Accusa e difesa, per via delle loro eccezioni e contestazioni alle risposte dei testimoni, hanno baccagliato non poco. Ieri, comunque, è stato ascoltato un testimone, Mario Giusti, che secondo il giudice unico Giuseppe Grieco e uno dei pochi testimoni chiave. «Dovevo far parte di quella escursione sul Gran Sasso», ha detto, «ma mi dissociai in quanto ero certo che il tempo sarebbe peggiorato e scelsi di farmi da parte». Il testimone, che non è parente della vittima, ha poi ricordato che Scimia era abbastanza esperto mentre Giusti non aveva le capacità per il percorso sul corno grande. In precedenza era stata ascoltata la compagna del giovane deceduto, Raffaella Baccante, la quale, precisando di essere inesperta di montagna, ha asserito che la vittima aveva poca esperienza e che da poco Giusti aveva iniziato a frequentare la comitiva di escursionisti di maggiore esperienza rispetto alle sue conoscenze. Ma il nocciolo del processo poggia tutto sull’esperienza o meno in montagna dell’imputato. Infatti la difesa nelle prossime udienze porterà all’attenzione del giudice testimoni con affermazioni di segno opposto. Si torna in aula il 14 novembre. Nel corso del giudizio l’accusato è assistito dagli avvocati Ferdinando e Manuela Paone, e Massimo Carosi. La parte civile è assistita dall’avvocato Roberto Madama.


 



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