Ucciso dalla slavina nel vallone "Scontrone" il pm chiede di archiviare

Sul maledetto fuoripista costato la vita a fine gennaio allo snowboardista e medico aquilano Mario Celli, 32 anni, il pm titolare dell’inchiesta, David Mancini, al termine delle indagini portate avanti dalla sezione di polizia giudiziaria del Corpo Forestale dello Stato, ha chiesto l’archiviazione. Spetta ora al Gip l’ultima parola sull’incidente. La Forestale, dal canto suo, ha sollevato delle contestazioni. Secondo gli investigatori i «Valloni», pubblicizzati come pista a tutti gli effetti del comprensorio sciistico gestito dal Centro Turistico (sia nei cartelloni a valle, che in video promozionali), andavano assicurati con barriere di sicurezza e cartelloni di avvertimento. A tutto ciò si aggiunge secondo gli investigatori la conoscenza sulla pericolosità del luogo (nota, perché in passato si sono staccate altre slavine) oltre al particolare della trasmissione da parte della stessa Forestale del bollettino Meteomont che dava nel giorno della tragedia un’alta pericolosità di distacco valanghe. Non ci sono al momento persone iscritte sul registro degli indagati. Mario era stato il primo a muoversi nel vallone Scontrone sul Gran Sasso e aveva involontariamente provocato la slavina che lo aveva investito. Sommerso da un peso di oltre sette quintali e sotto due metri di neve lo sciatore era stato soccorso prima dal fratello e poi dalla Polizia. Il giovane era stato sottoposto a un raro intervento di emodinamica con aspirazione del sangue poi ripompato a una temperatura più calda. I battiti del cuore erano ripresi e qualcuno aveva gridato al miracolo. Ma la speranza è durata poco.

 



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