Quattro passi nel Centro Storico di Paganica

Qualche giorno fa, di questa estate che estate non è, ho fatto una passeggiata virtuale su Google Hearth nel centro storico di Paganica, che come tutti i centri storici del cratere resi inagibili dal terremoto, hanno le immagini ferme a settembre 2008. Auto parcheggiate nei rari slarghi dei stretti vicoli, fiori nei balconi, anziani seduti a prendere il sole nelle scalette delle proprie case, negozi e bar aperti, insomma scene di vita normali che noi le  stiamo dimenticando e i nostri nipoti neanche conoscono. Saranno state quelle rappresentazioni, forse un po’ di nostalgia anche se da anni non abitavo più nel centro storico, per la presenza dei genitori fino a quel maledetto giorno, l’ho sempre vissuto in pieno. Così ho pensato di fare quattro passi incamminandomi per Via Francesco Rossi, intitolata al colonnello dell’arma di cavalleria dove lui abitava, caduto sul Piave quasi cento anni fa e decorato di medaglia d’oro al valor militare. Qui a qualche decina di metri dall’imbocco, una delle cinque vittime del terremoto in paese, Panfilo De Vecchis di 87 anni tornato a Paganica a piedi dalla Siberia dove era stato detenuto prigioniero nell’ultimo conflitto mondiale, qui la via è transitabile poiché le abitazioni non hanno avuto grossi danni. Puntando verso il Rione Colle si incontra Via Salita delle Prigioni, dove fino agli anni quaranta erano in funzione le carceri mandamentali per piccoli reati, ma che nel periodo fascista furono usate anche per la repressione di chi non condivideva quelle idee. Dagli anni settanta dello scorso secolo, i locali erano divenuti sede di numerose associazioni, trasformando quegli spazi, da luoghi di sofferenza a luoghi d’incontro e di impegno sociale, così mi disse un’ anziano che li era stato detenuto durante il periodo fascista, ma quel 6 aprile ha azzerato tutto poiché quei locali sono stati completamente distrutti. Adiacente alle prigioni la grande chiesa cosiddetta del Castello inaugurata nel luglio 1605, voluta dal Vescovo Giuseppe de Rubeis paganichese di nascita, in ricordo dell’antica fortezza distrutta il 16 giugno 1424 dalla milizia aquilana condotta da Antonuccio Camponeschi. Il campanile della chiesa in particolare è uscito malconcio dal sisma del 6 aprile, mentre nell’interno i piccioni sono i padroni incontrastati, dal belvedere della piazza, guardando verso est, Via Fonte Nuova, Via dell’Ulivo dove maggiore è stata la forza distruttrice, si notano vasti vuoti, le case continuano a crollare. Verso ovest sembra quasi non fosse accaduto nulla se non fosse per i colori sgargianti della abitazioni ristrutturate, in netto contrasto con i colori del centro storico. Il tempo non è dei migliori, provo a riscendere tra le macerie di Via Salita del Castello, sulla mia sinistra un vasta area di case distrutte, anche qui altre abitazioni sono crollate rispetto alle immagini che avevo fatto con i vigili del fuoco nel maggio 2009. Arrivo in Piazza Umberto I°, pur essendo agosto non c’è anima viva, molto meglio nella passeggiata virtuale del 2008! Nell’acqua che sgorga dalle quattro cannelle della settecentesca fontana, ripulita qualche giorno fa dai giovani della “Corsa del Cappello” si rispecchia la facciata con la sua bella balconata in ferro battuto la Chiesa di Santa Maria Assunta. Di fronte a me il Palazzo Ducale, l’unico che si possa definire edificio pubblico del paese, per la gran parte inagibile insieme all’annesso Cortile Duca Costanzo, un autentico teatro all’aperto, che pur non avendo subito gravi danni dal sisma, non è nella lista degli edifici pubblici del Comune da ristrutturare in questa prima fase. Uno smacco per i paganichesi e un pugno allo stomaco per le tante associazioni sportive, culturali e di volontariato, che non hanno luoghi adeguati, per la cosiddetta “ricostruzione sociale”, di cui le Istituzioni preposte poco si interessano. Sarebbe stato per l’Amministrazione un segnale importante di riconoscimento sia per il paese che per i tanti cittadini Aquilani che ormai da cinque anni vivono sul nostro territorio. Immagino che occorrono ancora diversi anni affinchè la struttura nel suo complesso possa essere usufruita dagli abitanti del luogo, poiché da voci attendibili risulta che con il sistema di calcolo delle priorità adottato dall’Amministrazione Comunale per la ricostruzione dei centri storici, l’aggregato della Piazza non sarà tra i primi a partire, come molti cittadini speravano. Pur rendendomi conto dello stato d’animo e la necessità di chi ha la casa nel centro storico inagibile, ritengo che sarebbe stato opportuno che tutte le piazze principali dei centri storici, fossero state escluse da questo sistema di calcolo e avessero avuto la priorità nella ricostruzione, poiché, “la piazza” è stata da sempre un luogo d’incontro e socializzazione dove cultura, storia e tradizioni dei paesi si incontrano. Sarebbe stato un importante segnale di parvenza per l’agognato ritorno alla normalità.                                            

  Raffaele Alloggia

 



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