Skyline Inverardi e impianti Fontari

(di Amedeo Esposito) – DOPO L’ALLARME PER L’IGNOTO GIARDINO ALPINO DEL GRAN SASSO - Ci sono momenti che marcano delle tappe fondamentali nella storia dei luoghi e costituiscono vere e proprie cesure tra un prima e un dopo: come nel caso del “dopo futuro” della valorizzazione turistica in atto di Campo Imperatore, con la costruzione (finanziata) della nuova seggiovia delle Fontari.

Laddove il “prima” è rappresentato – ma non rinnegato – dalle due strutture culturali che lo scienziato Vincenzo Rivera ideò e realizzò nell’ambito delle medesima area: l’osservatore astronomico e il “giardino alpino”.

Quest’ultimo sorse, dopo la seconda guerra mondiale, per sostituire (secondo i piani di Rivera) il “giardino alpino” dell’università di Roma di Chanousia del Piccolo S.Bernardo, passato, in seguito al trattato di pace, alla Francia.

S’era, dunque, in un momento di ripresa dalle ceneri della guerra, aperto, grazie all’onorevole Vincenzo Rivera (il restauratore dell’università aquilana), anche allo sviluppo culturale di tutto il comprensorio del Gran Sasso. I vastissimi laboratori sotterranei dell’Istituto nazionale di fisica nucleare (Infn), ne sono la riprova.

I tempi sono mutati, però. Le due strutture, l’osservatorio ed il giardino alpino, sono per il momento pressoché inutilizzate, in attesa che si possa tornar a “mirar le stelle” ed a gioire dei fiori appenninici (dono al momento dato solo a qualche fortunato).

Per cui non si spiega l’opposizione alla costruzione dei nuovi impianti di risalita delle Fontari da parte del Rettore Paola Inverardi, dimentica, forse, che fu tra coloro, in anni lontani, che auspicavano un diverso e più moderno turismo sul Gran Sasso. Gli archivi dell’università possono dire molto in proposito.

Scelte come quelle attuali per le Fontari fatte dall’amministrazione civica potrebbero essere anche dolorose agli occhi di chi vive nel passato o pensa ad un futuro “ovattato” mai vissuto in quell’area, come per certi dirigenti delle associazioni ambientalistiche.

La realtà e diversa, e contraddice le patetiche affermazioni della scienziata Paola Inverardi: “…il giardino alpino viene privato del peculiare skyline

per la presenza dei piloni e della stazione di arrivo dell’impianto che copre la visuale del Corno Grande”.

Suvvia, chiarissimo Rettore, se vuole mantenere il “peculiare skyline”, sposti di qualche metro il giardino alpino, le sue piante non se ne avranno a male; mentre la valorizzazione turistica di quell’area non può e non deve essere arrestata: ne va dell’economia dell’Aquila.

- da inabruzzo.com -
 



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