La fonte dei Frati - la Fontana di nonna (di Eugenia Vitocco)


Cari amici di "Assergi Racconta", ancora una volta Eugenia Vitocco, che vive in America, ci delizia con le sue riflessioni sul suo paese natale...Assergi

La fonte dei Frati  (Per mia nipote la Fontana di nonna)

Assergi non ti stupire nel vedere una anziana donna che ritorna, ho tanto da raccontare.  Sono tornata da lontano, veramente da lontano dal lato opposto a te sul pianeta Terra.  La mia dimora e` sullo stesso parallelo terrestre dove sei tu Assergi ed insieme giriamo attorno al sole e nello spazio di sei ore di differenza vediamo lo stesso cielo, le stesse stelle, la stessa luna e lo stesso radiante sole.  Quando tu ti svegli al mattino io sto dormendo mentre tu ti sei gia` ringranato con il ritmo eterno di ieri, ma anche io in sei ore risono nel tuo stesso cammino.  Sei ore di orario ci dividono, ma tutto ruota incessantemente collo stesso ritmo, con la stessa velocita, eternamente nella stessa maniera.  Fa freddo, fa caldo, piove, tuona, tira vento, nevica, ci sono le quattro stagioni che tornano annualmente seguendosi l’un l’altra, ma sempre uguali come la forza creatrice dell’universo ha stabilito, mettendoci a noi di mezzo, noi esseri intelligenti per farcene fare una domanda.  Ma chi l’ha fatto, chi lo dirige, chi lo governa questo universe nella sua perfezione, nel suo mistero?  Io vedo lo stesso cielo che vedi tu, Assergi, ciononostante sono ritornata per rivederti e gioire insieme i miei fantastici ricordi di una vita vissuta nella semplicita`, nelle privazioni di tutto quello che il mondo ci offre oggi, ma contenti di stare li` con te, nel nostro paese.  Sono anziana e in confidenza te lo dico, non e` stato cosi` facile ricamminare nelle tue stradette come quando ero giovane scorrazzando con le mie compagne senza mai stancarsi.  I miei passi si sono accorciati e le mie gambe con una limitata energia reclamano riposo, non ce la fanno piu`.  Cio nonostante ce l’ho fatta.  Sono arrivata ai frati, cosi` ai miei tempi chiamavamo quel poco spazio li dinanzi al Convento dei Frati, adibito a scuola.  In silenzio ho sussurrato a me stessa; ecco la mia Fontana, sempre qui a sgorgare acqua etermamente, tutta infiorata, un ornamento che sembra stia li ad augurare il bentornati a tutti.  Ho detto; tu sei sempre qui a fare il tuo mestiere, continui ininterrottamente a sgorgare acqua fresca e pura e nessuno la usa piu, gli animali non ci sono per abbeverarli nel tuo pilone e le donne non vengono ad attingerti con le loro conche, le fontanine sono nelle case, mentre tu doverosamente continui a sgorgare nei secoli per riaprire un libro di meravigliosi ricordi a tutti noi che torniamo da altre parti del mondo.

Sono scesa dalla macchina e una mia nipotina (oggi nipote senza ina) mi ha chiesto: “Nonna e` questa la fontana dove tu cadesti da bambina?  Io un po’ sorpresa risposi si`.”  Per lei dietro i miei racconti su te Assergi nella sua mente si rializzo` un mondo affascinante e rimase come in estasi a guardarla, sembrava il motive principale della sua prima venuta in Italia e poi a mia riconoscenza sali` sul muretto del pilone e bevve e disse “Nonna io non sono caduta nel pilone e` cosi` facile salirci!”  Dopo un po` concentrate mentalmente nelle sue riflessioni mi chiese: Dove va quest’ acqua, spilla continuamente e non c’`e un rubinetto per chiuderla e` cosi` limpida, cosi` fresca e nessuno l’attinge?  Qui negli U.S.A. dove noi viviamo non ci sono fontane pubbliche o abbeveratoi pubblici, le sembro` uno spreco farla sgorgare inutilmente e disse “l’acqua e` il piu` grande dono di Dio, la sola risorsa indispensabili di vita per il creato.”  Io rimasi in silenzio, non e` facile dare una immediate spiegazione quando si e` affetti da due diverse culture.  Qui l’acqua si raccoglie in laghi e da li va distribuita a citta` e a paesi e come ho detto sopra non ci sono fontane pubbliche forse l’effetto primario e` stato questo confronto per lei, che non ne aveva mai vista una sgorgare cosi` abbondantemente e senza un rubinetto di controllo.  Se ne e` conservata un’immagine indimenticabile e spesso ritorna nei nostri ricordi e discorsi col nome “la Fontana di nonna.”

Ero forse sui quattro anni con altre bambine di varie eta` stavamo giocando schizzandoci acqua reciprocamente l’una verso l’altra e di tanto in tanto tutte si alternavano a salire il muretto del pilone per bere alla cannella.  Io la piu` piccola del gruppo provai ad imitarle e tentai a salirlo con un immenso sforzo ma finii col cadere nel pilone : credo fosse un tonfo molto comune tra i bambini di allora.  Ne fuoruscii come un uccelletto sotto la pioggia e non ricordo con l’aiuto di chi, forse di un buon samaritano o samaritana che si incontrava a passare o ad attingere acqua con la conca.  Ritornando ho visto quel muretto cosi` basso, cosi` facile a salirsi, proprio come ha detto mia nipote e guardandolo ho rivissuto lo sforzo che feci per salirlo, quanto alta io ero, e quanto bambina io ero.  Proprio sui quattro anni.  Ho rammentato un altro avvenimento sulla mia Fontana.  Quando noi bambini uscivamo da scuola, anni felicissimi, andavamo di corsa a bere alla cannella, ma ancora oggi me ne domando una risposta.  Nel pilone alcune volte c’era elettricita` e bastava toccare il muretto per percipirla.  I bambini in ogni era con la loro fantasia diventano sempre dei grandi scopritori e noi usammo la nostra li`.  Ci prendevamo per mano a catena formavamo una fila da raggiungere i pagliai e quando la catena era completa, l’organizzatore che sostava vicino alla Fontana toccava il muretto e tutti dal primo all’ultimo scioccati e sorpresi ricevevamo una scossa elettrica dal primo fino all’ultimo della lunga fila e li si saltava di gioia e si rideva.  Potevamo elettrizzarci tutti da morire.  Noi non sapevamo da dove veniva quella elettricita`, forse dalla vicina cabina.  Ho risalito la costa dei Frati, sono arrivata sotto l’orologio e mi si e` presentato uno scenario di porte chiuse, impolverate senza un segno di anima viva.  Uno strano rumore ha destato la nostra attenzione; due gatte sibilando forse incuriosite ed attratte dal rintuonare del nostro parlare, spaventate ci hanno tagliato la strada per poi scomparire nel nulla.  Sembravano di aver perso ogni contatto umano.  L’abitato era vuoto, la stagione estiva era finita, tutti erano tornati alle loro abituali attivita` nelle loro citta`, lasciando Assergi nel silenzio tutto per noi, tardi villeggianti, cosi in quel silenzio tutto mio, nel mio paese spopolato ho riscoperto la mia Fontana e ho riaperto il libro di preziosi meravigliosi e indimenticabili ricordi.  Grazie Fontana dei Frati, per mia nipote “La Fontana di nonna.”

Agosto 28, 2014

Eugenia Vitocco

 



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