Province: dovevano sparire, rinascono

INCIUCI E VECCHI MERLETTI DI UN PAESE CHE TUTTA CAMBIA PER NON CAMBIARE NULLA
(di Stefano Leone) Dando un’occhiata ai giornali di questa mattina, ma anche su siti web e portali d’informazione, la notizia del voto per le nuove (abolite) Province è in assoluta posizione di rincalzo. Nessun titolone, nessuna proiezione, niente prime pagine. Poi, sono andato in giro per chiedere, alla gente comune, di qua e di la. In molti non sapevano neppure della consultazione elettorale. Insomma, è un po’ come se l’avessero suonata e cantata per conto loro. Loro, ovviamente, sono i politici i quali, sono stati chiamati per la prima volta ad un’espressione di voto per eleggere altri politici, in un ente pubblico. Di questa “marchettona politica”, i cittadini poco o nulla hanno capito. “Via persino la parola provincia, scompaiano tutte e subito!”, tuonò Enrico Letta, (lo ricordate, quello del stai sereno Enrico). Poi arrivò il Leopoldo fiorentino e, dopo essersi impadronito, prima del partito poi del Governo centrale, pronunciò sibilline frasi per l’annientamento dell’ente del quale lui stesso ne fu presidente a Firenze. Risultato? Che ieri, 12 ottobre 2014, sindaci e consiglieri comunali si sono celebrati fra loro. E i cittadini? I cittadini, come i bambini nel famigerato film del 1943 diretto da Vittorio De Sica, …ci guardano. La province dovevano sparire, invece eccole in versione 2014. Saranno diverse ma ci saranno. Costeranno meno, si dice. Niente stipendi. Solo rimborsi spese. Anche qui un brivido. Abbiamo già dimenticato cosa è venuto fuori dal buco nero dei rimborsi spesa per amministratori delle Regioni? L’Italia è vero, è un paese che dimentica nel giro di un periodo di rotazione siderea, ma vorrei che domani dovessimo stare qui a parlare di altri inciuci per rimborsi spese gonfiati. Sai com’è lavorare senza stipendio… .



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