L’uomo che interpretava se stesso, l’atleta che rappresentava lo sport

SCOMPARSO ANGELO AUTORE ICONA NELLA VITA E NELLO SPORT 

(di Stefano Leone) Ex giocatore de L'Aquila Rugby degli scudetti e estremo della Nazionale. Ha svolto tutta la sua carriera fra i neroverdi, tranne una parentesi nelle Fiamme Oro. Nonostante vivesse i periodi quasi pionieristici del rugby, interpretò il suo ruolo di estremo, in maniera moderna e progressista. Formava, con il capitano Antonio Di Zitti, il quale lo chiamava Angiolì, la coppia di atleti-signori dello sport italiano e del rugby in particolare. A lui mi legavano l’amicizia di famiglia e l’immagine del grande atleta che vedevo in lui. Ero un ragazzino, allora. Lui un uomo e un atleta di grande spessore. Lo seguivo dagli spalti durante la partita, poi lo vedevo tornare essendo vicini di casa. Quel suo viso irregolare, (a L’Aquila si dice tagliato con l’accetta), la sua camminata caratteristica con le gambe arcuate che raccontavano di grandi problemi alle ginocchia superati, però, con grande recupero. Erano i tempi del rugby dilettantistico. Ogni atleta aveva, oltre gli impegni sportivi, quelli del lavoro o dello studio. Lui, Angelo Autore era impiegato dell’Amministrazione Provinciale ma era per tutti soprattutto l’estremo dell’Aquila Rugby e della Nazionale. Era uno dei componenti di quella storica formazione che riempiva gli stadi e le pagine dei giornali. Un grande campione. Nella vita e fuori. Lavoro, famiglia e rugby. Questo era Angelo Autore. Uomo schivo come pochi, tanto da apparire quasi scostante. Era, in realtà, di una bontà d’animo, di una onestà e lealtà rare come gemme preziose. Sapevi che non ti avrebbe mai tradito. Lui, temprato dalle gelide e fredde temperature del suo paese natio, Rocca di Cambio, era aquilano “naturalizzato”, scevro nel cercare riflettori e palcoscenici. Di poche parole, aveva però un sorriso per tutti. In campo, come nella vita, mai un gesto o una reazione scomposta. Non avrebbe mai concesso nulla agli avversari ma, loro sapevano che non li avrebbe mai sbeffeggiati o derisi. Di contro, i compagni, sapevano che non sarebbero stati mai traditi. Con Angelo non servivano grandi discorsi. Bastavano pochissime parole e, sguardi fissi e profondi, avrebbero fatto il resto. Era uno tosto, Angelo Autore, ma era uno al quale tutti facevano riferimento per le sue doti di autorevolezza innata. Quando un uomo di valori come lui scompare, è sempre una perdita. Quando quest'uomo è stato un atleta esemplare, con l'uomo scompare un esempio per i nostri giovani. A loro bisogna raccontare, narrare e descrivere questi uomini e questi atleti. E’ necessario che esempi come Angelo Autore rimangano come dote imprescindibile per insegnamenti e paragoni. Ciao campione, continuerai ad essere schivo e riservato anche lassù ma questo non impedirà di continuare ad essere esempio di lealtà, onestà e bontà per tutti noi.



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