PEZZOPANE: "SENTENZA GRANDI RISCHI: MOTIVAZIONI KAFKIANE"

"Le motivazioni della sentenza di secondo grado, che ha assolto i componenti della Commissione Grandi Rischi rendono l’intera vicenda ancora più assurda, imbarazzante", è quanto scrive la senatrice Stefania Pezzopane sul suo profilo facebook che continua: "Si apre un pozzo senza fondo di dubbi sul comportamento della Protezione Civile”.

Dunque, la riunione di fine marzo sarebbe stata una “non riunione”, una farsa? Cosa  sono venuti a fare allora i componenti della Commissione a L’Aquila? Perché sono venuti? Se non sono stati convocati, perché erano qui?

Dovendo attenerci ad una prima lettura di quelle carte, gli scienziati della Grande Rischi sarebbero venuti a L’Aquila per una passeggiata.  Un gruppetto di persone ha fatto quattro chiacchiere informali, sedute attorno ad un tavolo, presso una sede istituzionale, quella della Regione Abruzzo. Ma non ci sarebbe stato nulla di ufficiale. Solo uno di loro, avendo riferito ai microfoni di un’emittente televisiva, l’esito di quella amichevole conversazione, è stato giudicato colpevole.

Se non fosse così tragicamente doloroso, sarebbe un ottimo spunto per un romanzo kafkiano.

Se davvero fosse così, ovvero se davvero la riunione fosse stata una finta riunione, le responsabilità della Protezione Civile nazionale e della Commissione Grandi Rischi sarebbero ancora più gravi. Di fronte ad uno sciame sismico, che si stava protraendo da settimane, la Protezione Civile pensa di fare una finta riunione, una riunione in cui non decide nulla di ufficiale e dove tutto quello che viene detto e fatto non è valido, per vizi di forma.

Perché non ha fatto invece una riunione vera, come quelle fatte in tante altre circostanze?

Ma davvero dobbiamo sopportare di essere stati presi in giro?

E se fosse stata vera quella riunione? Convocata secondo i canoni istituzionali. Quale sarebbe stato l’esito vero?

La cosa più sconcertante e anche più triste è che le famiglie e le parti civili sono state lasciate sole. Nessun sussulto di orgoglio e di solidarietà purtroppo. La sentenza era già nota, ma non le motivazioni e ora che sono note, è possibile questo strano silenzio, e che tanta parte della città non abbia nulla da dire per quello che è accaduto?

Possibile che le nostre coscienze siano già così assopite, rassegnate, assuefatte da non provare almeno un sussulto di fronte a delle motivazioni che rappresentano un trauma assoluto?

Peccato che molti aquilani trovino tempo per indignarsi, scandalizzarsi sulla vita degli altri, ma poi non abbiano né uno scatto di orgoglio, né uno di indignazione per questa gravissima vicenda.

Le sentenze si rispettano e rispetteremo anche questa, ma rimane aperto il fronte di come l’intera vicenda si sia determinata. E rimane almeno in me la voglia di continuare a chiedere perché? E soprattutto a dichiararmi disponibile per le famiglie, a cui esprimo tutta la mia solidarietà, per ogni cosa si ritenesse opportuno fare per avere verità e giustizia".

 



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