FURTI IN GIOIELLERIE, DOPO 2 ANNI DI INDAGINI 2 MALVIVENTI A PROCESSO

Per due furti messi a segno nel 2013 nelle gioiellerie aquilane Di Salvatore e Angelone sono stati rinviati a giudizio per ricettazione e furto due dei componenti della banda.

Si tratta di due rumeni, già arrestati insieme a un altro rumeno e un nicaguarense per il furto alla gioielleria Ranieri.

Le indagini della squadra Mobile dell’Aquila, coordinata dal dirigente Maurilio Grasso, hanno consentito di identificare i malviventi.

Il primo colpo risale al 19 febbraio 2013 alla gioielleria Angelone, presso  il centro commerciale Amiternum.

I ladri, in due, avevano prelevato dal piazzale del centro commerciale alcuni tombini in ghisa e li avevano utilizzati per rompere la porta vetrina d’ingresso della gioielleria.

Per l’identificazione sono state utili le immagini delle telecamere, una delle quali (quella interna a infrarossi, lato bancone vendita) ha ripreso il volto di uno degli individui.

Il ladro è stato identificato in un rumeno, con precedenti specifici, B.C.V., mentre il complice non è stato identificato grazie alla sciarpa che gli copriva il volto.

Il 22 marzo successivo, in pieno centro storico, a piazza Duomo, è stata invece presa di mira la gioielleria Di Salvatore, con un bottino record da 130 mila euro.

Si è accertato che i ladri, dopo aver disattivato il contatore Enel, avevano sfondato la vetrina della gioielleria, appropriandosi di una rilevante quantità di oggetti preziosi, neanche assicurati.

Le indagini della Mobile si sono indirizzate anche verso i negozi di “compro oro” della zona e in un esercizio aquilano sono stati ritrovati due anelli in oro con pietre preziose, che un rumeno aveva venduto per 255 euro.

Gli accertamenti hanno consentito di collegare i due furti perché, non per caso, il fratello della persona identificata dal fotogramma è O.I.A,, cioè il rumeno che aveva venduto gli anelli rubati.

Controllando tutti i “compro oro” della zona, i poliziotti hanno scoperto che B.C.V. aveva venduto anelli, catenine, bracciali, un crocifisso e perfino un dente in oro per 1.499 euro.

Il fratello, O.I.A., aveva invece venduto anelli per complessivi 729 euro.

L’esito delle indagini ha permesso quindi alla procura della Repubblica dell’Aquila di chiedere e ottenere il rinvio a giudizio dei due rumeni, accusati dei reati di furto e ricettazione in concorso.

Nel comune capoluogo sono presenti 6 compro oro e 10 gioiellerie abilitate all’acquisto di oro usato, tutti muniti di licenza rilasciata dal questore, Vittorio Rizzi.

Quest’ultimo, comunque, ha emesso una specifica prescrizione che obbliga il titolare dell’esercizio a fotografare la merce acquistata e grazie a questo espediente le indagini sono state facilitate.


 



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