MORTE SUL GRAN SASSO DI MASSIMILIANO GIUSTI, PROCESSO ALL'AMICO

Si avvicina a conclusione il processo sulla tragedia in montagna nella quale circa 3 anni fa, il 29 febbraio 2012, morì a 37 anni l’aquilano Massimiliano Giusti, dopo un volo di 300 metri in un crepaccio.

Sotto accusa, per non avergli prestato soccorso, anche se la difesa contesta radicalmente questo assunto, si trova un suo amico che era salito con lui, Paolo Scimia, 37.

La vittima perse l’orientamento a causa di una bufera improvvisa e venne trovato morto dopo quattro giorni di disperate ricerche.

Di lì l’incriminazione del superstite, con l’accusa di omicidio colposo.

Nella scorsa udienza è stato ascoltato un teste dell’accusa, un amico della vittima il quale ha sostenuto che Giusti era comunque una persona poco esperta di escursioni ad alta quota sul Gran Sasso e che non sarebbe stato nemmeno in possesso di un’adeguata attrezzatura.

Una testimonianza portata all’attenzione del giudice Giuseppe Grieco dalle parti civili rappresentate dagli avvocati Roberto Madama e Beatrice Rizzo.

Il processo è stato poi aggiornato al 3 aprile data nella quale saranno sentiti altri testimoni, ma di segno diverso.

L’intenzione del giudice è di chiudere l’istruttoria in quella data per poi arrivare a una sentenza.

L’accusato è assistito dall’avvocato Ferdinando Paone.


 



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