L’AQUILA, IL GIORNO DOPO (di Emanuela Medoro)

E’ bella la nostra città il giorno dopo la storica sfilata degli alpini. In trecentomila, dicono le cronache locali, hanno compiuto il percorso al suono di bande e tamburi. Al seguito di bandiere tricolori e gagliardetti le penne nere, in massima parte provenienti dal nord Italia, hanno idealmente rinnovato il loro giuramento di fedeltà alla repubblica italiana, prestato nei loro vent’anni, più o meno lontani.
 Ho vissuto con sentita partecipazione le storiche tre giornate, ho mangiato pesce fritto e salsicce cotte alla brace in mezzo ad un mare di penne nere. Durante la sfilata, un interminabile fiume di persone in marcia, sono stata in piedi dieci ore senza sentire stanchezza. E nella generale allegria si è dissolta rapidamente la preoccupazione per infiltrazioni estranee agli alpini, potenzialmente dannose per persone e cose.
Da dove viene questo spirito di partecipazione, il piacere di esserci, di trovarsi allegramente in mezzo ad una folla di sconosciuti, senza alcun timore? Non vorrei sbagliarmi, ma mi pare che gli alpini siano il solo ramo dell’esercito ad avere questa radicata e largamente partecipata tradizione dell’adunata annuale. La montagna, le arrampicate, le escursioni, le nottate in tenda, i canti e il passo lento e costante delle salite, i panorami della natura vista dall’alto, il contatto con vegetazione intatta ed animali più o meno selvatici contribuiscono ad affratellare, a creare quel che si chiama spirito di corpo. Uno spirito che resta, per tutta la vita, e spinge a viaggiare, a muoversi anche da molto lontano, per ritrovarsi fra vecchi amici e compagni di caserma.    
La città il giorno dopo: semidistrutta ancora, sì, ma civile finalmente! Civile, che significa? Significa, semplicemente, pulita e curata. Pulite le strade della città come vogliamo che sia l’interno delle nostre case. Niente più erbacce ai lati delle strade, erbacce cresciute indisturbate per anni, come specie da proteggere e da conservare. Niente più rametti ai piedi degli alberi che ornano i viali. La carreggiata del viale della Croce Rossa, tutta liscia, senza buche ed inutili rattoppi frettolosi.
Ma davvero? Non credo ai miei occhi. Dunque, si può fare. Chi lo ha fatto? Ho sentito, un’intervista ad un alpino della zona di Sondrio, che diceva che loro operano in modo da rendere più belle le città dove vanno. D’accordo con le amministrazioni locali, puliscono strade e piazze, e mettono cose utili, per esempio giochi nei parchi dei bambini. Tutto volontariato.
 Non ho parole per ringraziarlo, non solo per ciò che hanno fatto, ma soprattutto per l’esempio di operosità e cultura della civile convivenza. Non chiacchiere inutili, ma azioni quotidiane, fatte con umiltà e silenzio. Un esplicito rimprovero alla città abitata da gente sciatta ed incapace di curare il proprio verde.
 E poi: quanto tempo rimarranno a sventolare tutte le bandierine messe per i tre fatidici giorni dell’adunata? Fra pochi giorni saranno sporche e polverose. Ricordo, simbolo non più di un’adunata ben riuscita ed allegra, ma di incuria e trascuratezza. Facciamo in modo che la città riesca a diventare veramente civile nell’impegno di superare le ferite del dopo sisma.



 



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21-05-2015 - Come sempre, con il suo riassunto la cugina Emanuela ci fa partecipare ad un'occasione o un'altra dove noi possiamo partecipare, con orgoglio, solamente attraverso 'cyber space'. Nonostante le distanze, i suoi racconti così descrittivi ci rendono come se fossimo li fisicamente presenti. Complimenti and keep up the good work, dear cousin Emanuela. Frank Medoro (Canada)

paco