Gran Sasso, sempre più acceso il dibattito...oggi il vertice organizzato dagli operatori

 

 

 

L’istruttoria tecnica del Parco nazionale del Gran Sasso ha aperto un dibattito a 360 gradi non solo sul futuro del territorio aquilano. Le parole di Lanfranco Massimi, dell’Amministrazione separata Beni Usi civici di Assergi, tra i promotori dell'idea di un referendum per l’uscita della città dell’Aquila dal territorio del Parco nazionale dopo la relazione negativa dei tecnici sulla seggiovia, che ha scatenato dure polemiche e rivolte.
Oggi alle 17 si terrà, un vertice convocato dagli operatori turistici del Gran Sasso per avere risposte sull'iter autorizzativo delle Fontari. Ma la discussione, piano piano si sta spostando sull'intero sviluppo economico e turistico della montagna aquilana.
“I nostri nonni - ha spiegato Massimi - hanno da sempre usato e sfruttato le risorse della montagna in maniera sostenibile e questo è quello che vogliamo fare anche noi. Siamo i primi a rispettare l’ambiente e siamo i primi a volerlo proteggere, ma non possiamo pensare a uno sviluppo del territorio senza sfruttare la nostra montagna. Ci preoccupiamo di come far rimanere i nostri figli sul nostro territorio e poi non cerchiamo delle soluzioni per usare al meglio le risorse che abbiamo? Mi sembra assurdo. Si deve trovare un'idea comune di sviluppo, un modo per rendere questo territorio e la nostra montagna attrattivi”.
L’idea, quindi, non è quella di intaccare l’ambiente e il territorio, ma solo di sfruttare al meglio le potenzialità del Gran Sasso.
“Vogliamo semplicemente copiare quello che è stato fatto in altre regioni in Italia - ha concluso Massimi - Prendere le esperienze migliori e adattarle al nostro territorio per rendere il Gran Sasso fruibile a un maggior numero di persone. La relazione allegata alla delibera della direttiva del Parco non ci piace non per problemi tecnici, ma per l’impostazione che le è stata data. Noi non siamo contrari al Parco, anzi, ma deve dimostrarci quanto è vicino ai cittadini, al Comune, alla Provincia e alla Regione. Da quando è stato istituito questo ente noi siamo sempre stati favorevoli, ma in questa occasione faremo sentire la voce delle popolazioni locali che vogliono vedere questo territorio crescere”.
Da qui l’ipotesi di un referendum per uscire fuori dal Parco.
“Non si deve pensare che improvvisamente la popolazione aquilana e di Assergi sia impazzita - dice Luigi Faccia, ex consigliere comunale e istruttore di sci a Campo Imperatore - dopo anni di ritardi, di scuse, di decisioni non prese è arrivata l’istruttoria tecnica del Parco che si abbatte come una mannaia”.
Nel documento in questione è stato sottolineato come la sostituzione e l’allungamento delle Fontari porterebbe gravi conseguenze per l’habitat del Gran Sasso, di interesse non solo territoriale ma europeo.
“Se il principio fondamentale è lo sviluppo sostenibile siamo tutti d’accordo - ha continuato Faccia - ma non si può pensare solo alla sostenibilità, bisogna anche guardare gli interessi di chi nel Parco ci vive e ci lavora. Ad oggi non vengono messe in atto iniziative per il turismo e lo sviluppo di questo territorio, questo non lo possiamo accettare”.
“Il problema non è solo dove e come fare il tracciato degli impianti, quello che ci lascia perplessi è la filosofia con cui si approccia a questi problemi soprattutto da parte del Parco. Nella relazione tecnica si parla solo di erbe da proteggere e di tantissime cose che non si possono fare lì nei dintorni. Addirittura sono citati i commercianti ambulanti, anche loro sono visti come un pericolo a causa dei fumi che arrivano dalla cottura del cibo, dagli schiamazzi dei clienti e dalla troppa antropizzazione del territorio. A noi sembra eccessivo, bisogna trovare un punto d’accordo per una soluzione che prenda a cuore anche chi vive e lavora da queste parti, non solo chi fa ricerca”.
“Per adesso stiamo cercando di dialogare con le autorità - ha spiegato - vogliamo che questa relazione tecnica venga smantellata, ma ci stiamo preparando per i passi successivi. Se le nostre richieste non verranno ascoltate, infatti, cominceremo a raccogliere le firme per un referendum consultivo, con cui verrà chiesto che la città dell’Aquila esca dal territorio del Parco. Speriamo di riuscire a trovare un’altra soluzione, ma intanto ci stiamo preparando, stiamo studiando le direttive e la legislazione europea per capire come muoverci nei prossimi giorni”.

Su questa controversa questione si è espresso anche Bruno Petriccione, ecologo dell’Aquila membro del Comitato scientifico del Wwf Italia.
In una nota Petriccione ha specificato che “tutto il territorio del Parco nazionale è compreso in una Zona di protezione speciale e in Sito di interesse comunitario tutelati dalla Direttiva habitat dell'Unione Europea. La presenza di un habitat prioritario di interesse comunitario proprio sotto il tracciato ipotizzato per la nuova seggiovia rende quindi il progetto non realizzabile, salvo il parere obbligatorio e vincolante della Commissione Europea. L'eventuale uscita del territorio di Assergi dal Parco Nazionale non cambierebbe quindi nulla riguardo le autorizzazioni necessarie a realizzare il progetto, che resterebbe comunque incompatibile con il regime di tutela europea. Per superare il problema, i proponenti del referendum anti Parco non avrebbero quindi altra via se non quella di proporre l'uscita di parte del territorio dell'Aquila da quello della Repubblica Italiana o, in alternativa, quello dell'uscita dell'Italia dall' Unione Europea”.
Petriccione ha inoltre specificato come nell’area delle Fontari sono presenti “praterie alpine mesofile classificate e tutelate strettamente come habitat prioritario di interesse comunitario in base alla Direttiva Habitat Ue, la cui presenza sulle nostre montagne costituisce una ricchezza che dovrebbe Invece riempire d'orgoglio noi aquilani, se solo sapessimo apprezzare l'inestimabile patrimonio di biodiversità che ci ospita”.
Per il Wwf, la soluzione più praticabile e meno impattante sarebbe, quindi, quella di rinnovare la seggiovia già esistente.
“Stante l'assoluta incompatibilità ambientale del progetto di nuova seggiovia (che porterebbe da 800 a quasi 1600 metri la lunghezza della seggiovia preesistente), un eventuale progetto di reale sostituzione ed ammodernamento sullo stesso tracciato potrebbe sicuramente incontrare meno ostacoli autorizzativi - ha concluso Petriccione - considerato anche che nessuno può in coscienza sostenere l'utilità pubblica e ambientale del mantenimento di impianti e strutture turistiche fatiscenti ed inefficienti”.

 



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