Paganica, la Villa dei Duchi Di Costanzo nel XX secolo

 

 

 

- di Raffaele Alloggia - La  settecentesca  Villa ducale Di Costanzo, è stata da sempre un importante elemento di ornamento e decoro, che insieme alla bella facciata della Chiesa di Santa Maria dell’Assunta e la fontana ottagonale al   centro della piazza, delineano il “salotto” di Paganica.        
Nel 1922, dopo la morte dell’ultimo Duca Giovanni Di Costanzo, il Comune di Paganica nella seduta consiliare del 26 marzo, decise di comprare la Villa. Pur di acquistarla, dopo tante peripezie, per far fronte alla spesa il Comune fu costretto a vendere alcuni terreni irrigui, altri edificabili, un forno e contrasse un mutuo con la Cassa di Risparmio dell’Aquila di L. 200.000, per i cittadini paganichesi fu un grande sacrificio.
La Villa comprende 47 ambienti in due piani, i quali occupano una superficie di 510 mq. ciascuno, una scuderia di mq. 165 e un parco di oltre 7.500 mq.
L’Amministrazione Comunale insediò subito nel palazzo, la Regia Pretura, la Caserma dei Carabinieri, l’Asilo per l’Infanzia e appena dopo il secondo conflitto mondiale, il Collegio per gli Orfani di Guerra.
La Villa fu acquistata con tutti i suppellettili presenti in quella data, tanto è vero che il 23 marzo del 1922, ci fu la visita dell’Architetto della Regia Sovrintendenza Regionale Bioschi Riccardo, che alla presenza delle massime autorità locali e quella del Maresciallo dei Carabinieri di Paganica, stilò un dettagliato inventario dei beni presenti, dichiarando inoltre che la Villa è di importante interesse artistico-storico e quindi sottoposta alle disposizioni degli articoli di legge … .
Il 7 dicembre del 1923 anche il Comune di Paganica designò l’Ing. Luigi Biordi, a redigere una perizia giurata dalla quale si legge : ….. nella stanza di fronte n.21 quadri in tela dipinti ad olio, più cinque ritratti ad olio su tela; nella Cappella del Crocifisso, sei candelieri, una croce d’altare tre carteglorie, il tutto in lamiera argentata in stile settecento; nella camera da pranzo, n.4 cantoniere; nel salottino, n.92 stampe incise in rame della misura 25x35 oltre la cornice; nella saletta n.4 tele ovali e n.2 rettangolari, dipinte ad olio e n.2 specchi; nella sala n.2 consolle settecentesche e n.2 specchiere, altri 2 ritratti dipinti ad olio ed il parato di broccatello; nella stanza da letto n.2 quadri infissi al muro; nel piano terra n.7 fanali per la Villa; la biblioteca; n.1 bigliardo e un  orologio; n.2 ricchi vasi di maiolica dipinti e dorati con statuine e pannelli raffiguranti policromi in stile settecento alti cm 75; una grande pianta panoramica di Parigi, incisa in rame incollata su tela portante la data del 1739 di m.3,15x2,40 dentro cornice; n.1 quadro in tela dipinto ad olio raffigurante un suonatore di liuto in grandezza naturale; nel salotto n.2 consolle dorate e n.6 ritratti dipinti ad olio su tela, ed altro.
Come anzi detto, nel marzo del 1922 ci fu l’inventario del Soprintendente Regionale, nella perizia  del Biordi del dicembre 1923, già alcuni mobili e quadri erano stati sottratti al patrimonio della Villa. Nell’elenco del Bioschi leggiamo….. n.2 tavoli decorati nel piede …… che il Biordi non segnala; n.1 quadro ad olio su tela “bagnante e  vecchio,”non segnalato; ancora, n.35 stampe incise in rame fra le quali la riproduzione delle pitture di Raffaello alla Farnesina di Roma incise nel 1693, non presenti; n.3 tele rettangolari dipinte a olio e un’altra ovale pure a olio, che il Biordi non segnala affatto; poi n.8 ritratti dipinti a olio su tela, mentre il Biordi ne segnala solo 6.
Nel dicembre del 1965 le Suore consegnarono al Comune dell’Aquila, n.76 delle 92 stampe incise in rame, inventariate dal Biordi, come anche un quadro su tela ramina del 700, “ Il Venditore di Caffè per le strade”.
Fino ai primi anni novanta, decine di generazioni di paganichesi, hanno frequentato la Villa, più comunemente detto “Palazzo Ducale”, grazie all’asilo gestito dalle Suore, così anche per l’utilizzo di alcuni


locali per la scuola elementare, per cui molti di questi suppellettili sopra descritti, li avevamo visti ed ammirati anche se con gli occhi da ragazzi. 
Come noto, sin dai primi anni novanta la Villa, non è tornata più alla disponibilità dei cittadini e dopo il sisma del 6 aprile 2009, nonostante le continue e pressanti richieste all’Amministrazione Comunale dell’Aquila da parte delle Associazioni, oltre che dai rappresentanti politici locali, ad oggi è agibile solo per la minima parte adibita a uffici comunali, dove comunque nessun suppellettile sopra citato è presente.
Ci auguriamo che quanto sopra ed altro, sia stato prelevato e schedato, per i lunghi lavori di restauro e che  sia ben custodito in luoghi sicuri, affinché dopo i lavori di ripristino dell’agibilità totale della Villa, (aspettiamo con fiducia!) tutti gli arredi e suppellettili vari ritornino a ridare decoro alla Villa.
I “nostri vecchi” consci di quel “fiore all’occhiello”, fatto dono alle future generazioni  dell’ex Comune, ne lasciarono le tracce della sua storia, in quel “prezioso scrigno” dell’ Archivio di Stato della nostra Città, nella sezione “Comuni Soppressi”, oggi tocca a noi essere vigili affinché quei sacrifici fatti dai nostri avi, almeno di ciò che è rimasto, non serva al decoro di altre “Ville” private. 

                                      



 



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